Censis: "Un mese di sociale"


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La famiglia ruota in una società sismica

L’assestamento delle micro-sovranità al tempo della crisi g

di Rita Piccolini

Con queste immagine suggestiva e inquietante, in un momento in cui il nostro Paese è scosso da terremoti che investono il Nord Italia, il professor De Rita commenta il rapporto illustrato nella sede del Censis dalla responsabile del settore Welfare, Ketty Vaccaro, che illustra l’assestamento delle micro-sovranità nella famiglia e sul territorio.

“La famiglia sta ruotando- dice De Rita- ruotiamo lentamente in una società sismica”. Il fenomeno sociologico è di grande portata. E’ in atto una rivoluzione graduale i cui contorni sono ancora sfumati, che non sappiamo bene dove ci porterà, ma alcuni segnali sono chiarissimi e supportati dai dati statistici. Lo Stato perde sovranità per colpa della crisi economica e a vantaggio di entità sovranazionali; il cittadino è sfiduciato:il 75% della popolazione italiana ritiene di non contare nulla a livello europeo, ben il 77% di contare meno che niente rispetto alle istituzioni nazionali; nel contempo nasce una micro-sovranità che prolifera in ambiti ristretti in cui l’individuo esercita le proprie capacità decisionali e mette in atto strategie di autodifesa. E questo si verifica in famiglia prima di tutto e sul territorio. Il recupero di piccoli spazi di decisionalità avviene tramite l’autodeterminazione dei gruppi familiari, nel territorio (la proliferazione costante di liste civiche ne è un esempio illuminante), e grazie alla sovranità nella comunicazione, che non viene più subita dai grandi media nazionali ( quotidiani e tv generaliste), ma alimentata dai social network che sempre di più sono fonte essi stessi di notizie. Il web impera: nel 2005 gli italiani che utilizzavano internet erano due milioni, ora sono 27 milioni. Tutto cambia vertiginosamente, la società sta cercando e faticosamente trovando un nuovo assetto.

Ma di quale famiglia stiamo parlando? Non solo di quella tradizionale con la “F” maiuscola, formata da coppie coniugate con figli, che negli ultimi dieci anni (2000-2010) ha subito un calo del 4,8%, ma di tutte le nuove forme familiari: single non vedovi, monogenitori non vedovi, famiglie ricostituite coniugate e non , con figli o senza, unioni libere, coppie di fatto. Queste nuove tipologie familiari sono cresciute dal 16,9% del 1998, al 28% del 2009 e coinvolgono oltre 12 milioni di persone. E comunque sempre e solo di famiglie si tratta.

Famiglia dunque come ancora di salvezza, contro le difficoltà economiche e per far fronte alle necessità dei più deboli a cui lo Stato non dà riposta in termini di assistenza, sia che si tratti di bambini o di anziani malati. Famiglie che sostituiscono di fatto lo stato sociale assente, facendosi carico anche della difficoltà di figli adulti che non riescono a sganciarsi dalla casa paterna perché privi di lavoro e di prospettive. E’ a questo punto che la struttura familiare si mobilita, cerca soluzioni, a volte le trova nonostante tutto.

La fascia di età nel vortice delle emergenze familiari è quella dei cinquantenni-sessantenni, che hanno il problema di genitori anziani spesso disabili, e figli grandi non ancora autosufficienti. Ben l’80,8% tra chi ha tra i 55 e i 64 anni dà, per sostenere la struttura familiare, senza ricevere in cambio niente. In un parola si risolve i problemi in autonomia e solitudine. Poi, a seguire, quelli tra i 45 e i 54 anni (il 63,4%). Il totale di quelli che danno soltanto e non hanno sostegni è complessivamente del 59%.

Italiani aggrappati alle famiglie che diventano il baluardo contro le insidie esterne. E in questo ambito la micro-sovranità si esercita nella scelta delle spese da affrontare, da quelle alimentari a quelle energetiche, a quelle sanitarie. “Al vertice dei valori di riferimento indicati dagli italiani (al senso della famiglia si richiama il 65% degli intervistati nell’ultima indagine Censis sui valori) l’ambito familiare diventa il primo dei luoghi in cui in qualche misura si riaggrega la spinta individualistica e si riafferma, con modalità innovate, una funzione di centro decisionale che condiziona e indirizza le scelte dei suoi membri”. Così si legge nel rapporto di Ketty Vaccaro. Le famiglie italiane si fanno dunque strumento di solidarietà e sostegno tra le generazioni.

Al centro della ragnatela familiare c’è la razionalizzazione delle risorse che in questi anni di crisi si traduce in scelte di riduzione degli sprechi (il 97,1), nel rifiuto dell’idea consumista dell’acquisto continuo di cose nuove (95,3%) e “nella interiorizzazione di una maggiore morigeratezza in cui è presente anche una riduzione del desiderio di acquisto che è indipendente dalla disponibilità economica ed è forse un frutto imprevisto della crisi (il 68,8%). E’ superfluo sottolineare quanto questo dato sia allarmante in quanto, se da una parte indica consapevolezza che finora si sia vissuto al di sopra delle proprie possibilità, dall’altra deprime i mercati che proliferano sull’impulso all’acquisto. In realtà desideriamo spesso ciò che già possediamo, e se smettiamo di acquistare dalla crisi non si uscirà mai.

Questi meccanismi di microsovranità si allargano poi al territorio e determinano il fenomeno crescente della nascita di liste civiche. Si parte dai bisogni più vicini e contingenti. Le istituzioni sono lontane, le riposte, rimandate a entità esterne ed estranee, sono inesistenti, si torna al proprio particolare.

Una considerazione molto importante che il rapporto mette in evidenza in relazione alla micro-sovranità è quella relativa al mondo dell’informazione. Tutti i grandi sistemi di riferimento perdono importanza perché percepiti distanti e distaccati. Il mondo della comunicazione non fa eccezione. Ed è in questo ambito che “il boom dei social network suggerisce la riflessione sulla micro-sovranità, laddove a quella dei media tradizionali si affianca oggi una moltiplicazione delle voci e dei soggetti che sembra averne eroso in modo sostanziale il primato, se è vero che sono proprio i social network una delle fonti da cui i media attingono per avere informazioni”. Così le notizie vengono condivise, discusse, diffuse e il lettore non è più solo un fruitore passivo. Nascono movimenti di opinione e forme di aggregazione politica diversa da quella tradizionale che condizioneranno la società nel prossimo futuro. Si assiste inoltre anche tra gli over trenta tassi percentuali di incremento dell’uso di internet sorprendenti. Tra gli over 50 si registra un incremento addirittura del 218,1%. In rete si formano e proliferano gruppi di acquisto, si diffondono appelli alle mobilitazioni pubbliche, nascono movimenti di opinione (significativa è la condivisione di esperienze dirette in campo sanitario), fino a nuove forme di scambio. Il nuovo modo di comunicare e la volontà di riprendersi la sovranità sul territorio indicano che i cittadini hanno voglia di esserci e di contare.

“Quello a cui assistiamo – conclude il professor De Rita – sembra non essere sudditanza passiva”. Sembra che i cittadini dicano: la politica non funziona? Ci facciamo le liste civiche; il Sistema sanitario nazionale è inefficiente? Ci facciamo le assicurazioni o torniamo alle mutue (abolite negli anni settanta nella sacrosanta convinzione che l’assistenza sanitaria fosse un diritto di tutti senza distinzioni di reddito o di nazionalità); l’informazione non soddisfa? Comunichiamo attraverso i social network. L’Italia ruota, c’è una torsione sismica in atto anche a livello sociale. Prepariamoci a capire in quale direzione va questa rotazione.