Il Censis lo chiama "assestamento delle micro-sovranita'": e' il modo in cui gli italiani reagiscono alla crisi economica e si organizzano per affrontarla con i minori danni possibili. Puntando sulla famiglia, che pero' assume modelli molto diversi da quello ritenuto 'standard'; riducendo i consumi e favorendo i risparmi, in primo luogo quelli energetici; ricorrendo a tutele sanitarie private visti gli aumenti delle prestazioni pubbliche; promuovendo liste civiche rispetto ai partiti tradizionali e partecipando sempre piu' attivamente ai social network. Sono queste le linee che emergono dalla ricerca condotta dal Censis su 'La crisi della sovranita", illustrata dal presidente Giuseppe De Rita e dal direttore generale Giuseppe Roma nel secondo appuntamento per il ciclo 'Un mese di sociale'.
"Di fronte al venir meno della tradizionale sovranita' statuale e al progressivo scivolamento verso l'eterodirezione, con la cessione di porzioni di sovranita' agli organismi sovranazionali e ai mercati finanziari internazionali, entra in gioco lo spirito adattativo degli italiani - sottolinea il Censis - In un ciclo declinante della spesa pubblica e di recessione economica, gli italiani provano a difendersi, mettendo a punto meccanismi di gestione dei propri bisogni". A partire dalla famiglia, considerata "la dimensione piu' diffusa di esercizio di micro-sovranita'" pur con "una rinegoziazione di modelli e ruoli che ha la sua prima manifestazione nell'aumento delle nuove forme di famiglia".
In effetti, quelle composte da single, monogenitori, nuclei ricostituiti, unioni libere sono il 28% del totale e coinvolgono 12 milioni di persone, il 20% della popolazione, mentre il modello standard della famiglia tradizionale, le coppie coniugate con figli, rappresenta ormai solo il 36% delle famiglie. Ma, in ogni caso, "si assiste a una specializzazione della capacita' delle famiglie di farsi strumento di sostegno". Sia nel "gestire quasi integralmente il peso della non autosufficienza dei membri piu' fragili", sia nell'assicurare "solidarieta' intergenerazionale, consentendo ai figli di mitigare gli effetti della progressiva riduzione delle opportunita' per i giovani di trovare lavoro".
Un altro adattamento degli italiani alla crisi economica e' quello che il Censis definisce "arbitraggio nei consumi" segnalando che "e' in atto una revisione dell'approccio al consumo, con strategie di razionalizzazione delle spese, ricerca di sconti e offerte speciali, riduzione degli spostamenti in auto o moto". Per far fronte alla minore capacita' di spesa, il 97% delle famiglie italiane riduce gli sprechi e il 95% rinuncia all'acquisto di cose nuove secondo quanto imporrebbe una certa idea di consumismo.
Fino ad arrivare a una "riduzione del desiderio di beni materiali" che e' persino "indipendente dalla disponibilita' economica e forse - osserva il Censis - e' l'effetto non previsto della crisi". Accanto alla riduzione dei consumi, vi e' il contenimento della spesa energetica, testimoniato ad esempio dall'aumento degli impianti fotovoltaici. Quanto alle spese sanitarie, sempre meno coperte dalla sanita' pubblica, si affrontano anche ricorrendo a fondi e assicurazioni sanitarie private, considerati "strumenti protettivi autorganizzati", soprattutto da parte dei ceti con maggiore disponibilita' economica.
Effetto indiretto ma non secondario della crisi economica e' anche "la lontanza dalla politica nazionale" considerata dal Censis "un segnale della sudditanza in cui si sentono precipitati gli italiani, anche per gli errori attribuiti alla nostra classe politica". Ecco allora che si assiste a un forte aumento del numero delle liste civiche, quasi la meta' di quelle in competizione alle scorse elezioni comunali; fenomeno accompagnato anche da un'accentuata frequentazione attiva di social network, facendo di internet "un ambito preferenziale d'esercizio di micro-sovranita'".