Un'indagine di settore lo conferma


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L'istruzione 'protegge' il cuore

Il rischio cardiovascolare si concentra ancora nei ceti sociali svantaggiati c

di Maurizio Righetti

Lo si poteva sospettare, ma ora un’indagine di settore lo conferma. Chi è meno istruito mette ediamente più rischio la sua salute. Anche in fatto di cuore. Nonostante le campagne informative e la maggiore consapevolezza dei rischi rispetto al passato. Così risulta dal confronto fra i dati raccolti dieci anni fa e un'analoga indagine dell'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare Iss-Anmco Health Examination Survey appena conclusa, e presentata al Congresso Nazionale Anmco a Firenze. “Potenziare le strategie di prevenzione dovrà essere uno dei focus intorno ai quali far ruotare gli obiettivi delle future programmazioni sanitarie – afferma Enrico Garaci, Presidente dell’ISS – Molto è stato fatto, ma molto resta da fare se sette italiani su dieci sono ancora in sovrappeso. Se l’aumento del livello d’istruzione, come dicono questi dati, coincide con l’aumento della protezione dai fattori di rischio, ciò significa che l’educazione ai corretti stili di vita deve essere parte integrante delle politiche sanitarie. Si tratta di una “prestazione sanitaria” che ha effetti più lenti, ma sicuramente più efficaci anche per l’economia dell’intero sistema”.

I risultati
Lo studio è il primo aggiornamento di un'analoga indagine condotta fra il 1998 e il 2002 su persone fra i 35 e i 79 anni. Sono stati coinvolti 23 centri che hanno esaminato circa 8.500 persone, rappresentative della popolazione generale. Quasi tutti gli indicatori di rischio sono rimasti su valori preoccupanti, a cominciare dal peso corporeo, in eccesso per il 66 % degli italiani.

Obesità e sovrappeso
Considerando gli italiani dai 35 ai 79 anni (35 milioni) le persone in sovrappeso sono il 40 % (14 milioni), in lieve calo rispetto al 42 % del 1998-2002. “Purtroppo l'andamento non è positivo perché non aumentano i soggetti normopeso ma gli obesi, oggi al 26% (9 milioni, con prevalenza analoga fra uomini e donne) rispetto al 21 % di dieci anni fa – commenta Simona Giampaoli Co-direttore per l’ISS dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare Health Examination Survey - Il livello di istruzione protegge dai chili di troppo: l'obesità è meno frequente fra i diplomati e i laureati (13 % contro il 20% circa di chi ha licenza elementare o media inferiore), con un effetto protettivo che è più evidente nelle donne, dove una cultura più elevata dimezza l’obesità dal 31% al 18%.

Colesterolo
Il colesterolo alto oltre 240 mg/dl è ormai diffusissimo e molto aumentato in entrambi i sessi, visto che riguarda il 38 per cento degli italiani contro il 24% del 1998-2002.

Ipertensione
L’ipertensione arteriosa è uno dei pochi parametri che rimane stabile, pur riguardando ancora oggi il 54 per cento degli uomini e il 40 per cento delle donne (contro rispettivamente il 56 e il 48 di dieci anni fa): la prevalenza quindi è in leggero calo con una diminuzione più evidente nelle donne”.

Diabete
Aumenta significativamente anche il diabete: ben il 14 per cento degli uomini e il 9 per cento delle donne ha la glicemia alta, un valore molto più elevato rispetto al 12 e 7% trovato in precedenza, e di questi uno su quattro non sa di averlo.

Inattività fisica
“Resta alta la sedentarietà, anche se la popolazione adulta inizia a muoversi un po' di più: il 31 per cento degli uomini e il 42 per cento delle donne non pratica alcuna attività fisica nel tempo libero, valori in discesa rispetto al 34 e 48% del 2002 – interviene Marino Scherillo presidente Anmco - Anche in questo caso il livello di istruzione risulta protettivo e soprattutto per le donne, seppure in modo meno incisivo rispetto all'obesità. BR>
Consumo di sale
In aumento la diffusione di stili di vita non salutari: ad esempio il consumo di sale ha dimostrato che gli italiani in tutte le regioni ne introducono molto di più dei 5 grammi al giorno consigliati dall’OMS, in media 11 grammi gli uomini e 8 grammi le donne.

Fumo
In calo la prevalenza dei fumatori fra gli uomini (23 contro il 31 % del 1998-2002), sostanzialmente stabili invece le donne fumatrici (20 % contro il 21% di dieci anni fa); in entrambi i sessi i fumatori calano all'aumentare del grado di istruzione (fuma il 30% degli uomini meno istruiti contro il 21% dei diplomati e laureati)”.

Rischio cardiovascolare globale
“Negli ultimi dieci anni per effetto del minor tasso di fumatori e del miglior controllo dell’ipertensione il rischio globale cardiovascolare è leggermente diminuito dal 7 al 5 per cento. Se si scompone il dato per livello socio.economico, l’azione più importante per proteggere il cuore sembra essere l’istruzione – dice Diego Vanuzzo, Co-direttore per ANMCO Fondazione per il Tuo Cuore dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare Health Examination Survey - Tutti gli indicatori di rischio risultano infatti più bassi in chi ha un titolo di studio superiore o universitario, al punto che il rischio cardiovascolare globale, calcolato cioè tenendo conto di tutti i singoli elementi, risulta tra gli uomini pari a 7,9 in chi ha la licenza elementare o media (era ugualmente 7,9 dieci anni fa), mentre nei più istruiti scende a 6,8 (era 6,1 nella prima edizione). Per le donne poco istruite il rischio globale risulta invece 2,7 e scende a 2,2 per le altre, valori sostanzialmente uguali a quelli del 2002”.

Il confronto tra aree geografiche
Le differenze regionali e delle macro-aree italiane non sono irrisorie: se ad esempio si guarda alla mappa sulla prevalenza dell’obesità, uno fra i principali fattori di rischio cardiovascolare, si vede come il Sud risulti, sia per gli uomini che per le donne, l’area con più problemi: in tutte le regioni meridionali si supera il 31% di donne obese, mentre tra gli uomini un valore leggermente inferiore si ha solo per la Calabria. Il Nord sta solo un po’ meglio, con valori compresi quasi ovunque tra il 23 e il 30%. Eccezioni ‘virtuose’ si hanno per i piemontesi (21%) e le lombarde (16%) al nord, mentre il Centro mostra prevalenze più basse ma valori di inattività fisica preoccupanti. La mappa della sedentarietà, quasi sovrapponibile a quella di obesità e sovrappeso, racconta di un’Italia sempre 'ferma': al Sud e nelle Isole le donne che non praticano alcuna attività fisica arrivano addirittura al 57 %, gli uomini al 37%. Esplode in queste regioni anche il diabete: la prevalenza fra gli uomini arriva al 17%, fra le donne al 13%, mentre al Nord si ferma rispettivamente al 12 e al 7 per cento. È al Centro invece che si concentrano i fumatori più accaniti, con il 24 % delle fumatrici (e un picco che arriva al 27% fra le laziali) e il 21% dei fumatori (che arrivano al 28% in Molise). In tutta Italia si sfora purtroppo il consumo di sale raccomandato, pari a 5 grammi al giorno, con Calabria, Sicilia e Basilicata che si dimostrano essere le Regioni 'maglia nera' per uomini e donne: i calabresi superano addirittura i 12 grammi al giorno, le donne della Basilicata arrivano quasi a 10 grammi.