Quando le cose funzionano


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Giustizia, un modello vincente

L'esempio del giudice Barbuto a Torino giustizia_296

di Fabrizio de Jorio

Il sistema Giustizia in Italia è tra i più lenti al mondo: la durata media di un processo civile commerciale è di 1300 giorni, ossia quasi 4 anni di attesa per avere una sentenza di primo grado. Così stabilito dalla Banca Mondiale nel suo rapporto annuale Doing Business sui dati del 2010. Ma le cose non vanno meglio nel rapporto del 2012. Basta pensare che se nel 2009, su 183 paesi presi in esame per tempi e inefficienza della Giustizia, l’Italia si collocava al 157° posto in classifica, dopo il mitico Gabon e finanche dopo la Nuova Guinea, nel 2011 recede di una posizione e si colloca al 158° posto dietro il Kosovo, appena prima di Afghanistan, Congo e Gibuti.

Tuttavia in Italia esiste un’eccellenza: l’ha realizzata Mario Barbuto, presidente della Corte d’Appello di Torino, competente per il distretto Piemonte e Valle d’Aosta. I procedimenti giudiziari si esauriscono secondo i dettami dell’Europa, due anni per il primo grado. Non solo, ma oltre ai tempi dei processi, applicando il decalogo della Corte europea e codificando il “metodo Barbuto”, ha anche dimezzato e quasi esaurito l’arretrato, il contenzioso del secolo scorso! (vedere intervista)

Torino: un modello di efficienza per smaltire l’arretrato civile e dimezzare i tempi dei procedimenti

Un modello di efficienza unico nel suo genere, che Barbuto ritiene si possa ottenere ovunque in Italia, basta volerlo. E’ determinante per la riuscita del progetto avere un buon rapporto con gli Ordini forensi, cioè lavorare insieme agli avvocati per l’obiettivo di emettere una sentenza e chiudere il procedimento. Anche Roger Abravanel lo ha citato nei suoi ultimi tre libri: “Meritocrazia” (2008) “Regole” (2010) e nell’ultimo libro di quest’anno, “Italia: cresci o esci!”. In tutti e tre si parla dell’esperienza di Torino come un esempio di efficienza e spirito manageriale adottato da Barbuto e dai magistrati del distretto del Piemonte e Valle d’Aosta.

Anche l’Europa nel 2006 ha voluto premiare il «Programma Strasburgo» di Torino con una «menzione speciale» nella manifestazione di Parigi “Premio Bilancia di cristallo 2006” del Consiglio d’Europa (Strasburgo). Qualche anno dopo il “modello Barbuto” ha ottenuto una «menzione speciale» nel concorso nazionale “Premiamo i risultati”, organizzato dal Dipartimento della Funzione Pubblica in collaborazione con il Formez, con premiazione del 17 maggio 2010 al Forum PA 2010 di Roma. Riconoscimenti che Barbuto ha dedicato anche ai magistrati e a tutto il personale di cancelleria e degli uffici giudiziari del suo distretto che hanno contributo alla riuscita del progetto.

Secondo Barbuto però, bisogna agire subito per evitare che il nostro Paese continui ad essere sanzionato dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Basterebbe che i capi degli uffici giudiziari in tutta Italia applicassero il “programma di gestione delle cause civili e di riduzione dell’arretrato” ex lege n. 98/2011 e attuare concretamente la semplificazione dei riti processuali con l’introduzione del rito sommario di cognizione nel codice di procedura civile. Certamente bisogna far fronte all’emergenza con le risorse umane disponibili. “O sarà troppo tardi”, sottolinea Barbuto che si trova d’accordo con l’appello lanciato dall’ex governatore della banca d’Italia, Mario Draghi: “Senza una giustizia civile veloce, la crescita in Italia non ripartirà”. La priorità è “affrontare l’emergenza dell’arretrato civile” perché una giustizia lenta si ripercuote negativamente anche sull’economia del Paese con un punto percentuale del Pil. In termini economici la lentezza e l’inefficienza della giustizia ci costa circa 16 miliardi di euro l’anno. Quindi il fattore tempo nella Giustizia non è affatto irrilevante.

Per cercare di invertire la tendenza complessiva, che vede il nostro Paese sempre più sprofondare agli ultimi posti delle classifiche mondiali, si è costituito presso il ministero della Giustizia assieme ai dicasteri dell’Economia, dello Sviluppo Economico e della Funzione pubblica, con il contributo della Banca d’Italia un tavolo permanente “Doing business 2013”. Del tavolo fanno anche parte esperti di associazioni imprenditoriali (Abi, Ania, Confindustria, Alleanza delle Cooperative, Assonime, Rete Imprese). La guardasigilli, Paola Severino, insieme ai ministeri competenti e alle associazioni imprenditoriali ha predisposto una serie di interventi normativi da adottare per incrementare la performance dell’Italia già nel rapporto "Doing Business 2013" e avviare un processo di riforme più organico da realizzare nel medio periodo per migliorare stabilmente l’assetto regolatorio italiano. “Intendiamo così incidere sui fattori negativi che scoraggiano gli investimenti nel nostro Paese”, ha sottolineato il ministro Severino. Tra le diverse aree d’intervento assumono particolare rilievo le semplificazioni per la costituzione delle Srl, una migliore disciplina per l’utilizzo delle garanzie mobiliari, la revisione delle procedure esecutive nell’ambito del processo civile per accelerarne i tempi. Ma nonostante siano passati alcuni mesi dalle enunciazioni, ancora non si hanno riscontri. Ma forse il 2013 per la giustizia sarà un anno migliore, almeno dal punto di vista dell’organico della magistratura. Il 7 giugno, infatti, il ministro delle Giustizia Paola Severino ha firmato il decreto di assunzione per 325 magistrati, che pur avendo vinto un concorso nel 2009, erano in attesa di iniziare il tirocinio. Ma i problemi di copertura finanziaria li avevano lasciati a casa per quasi tre anni!!! Notizia accolta con soddisfazione dai vertici del Csm e dell’Associazione nazionale magistrati che si erano battuti per una rapida soluzione al fine di colmare i vuoti d’organico della magistratura ordinaria. A tornare in magistratura ci saranno anche molti di quei magistrati collocati fuori ruolo, oggi circa 300, autorizzati dal Consiglio superiore della magistratura a svolgere incarichi extra giudiziari. Alla Camera, infatti, è passata una norma secondo la quale dopo 10 anni fuori ruolo il magistrato deve tornare nei ranghi della magistratura ordinaria.

Il danno per il Paese
Gli indennizzi per la legge Pinto, che rappresentano il c.d. “danno emergente” per lo Stato (cioè, per le nostre tasche) ammontavano a fine 2009 a 267 milioni di euro (stimati in 300 milioni per la fine-2010); debito peraltro non onorato dallo Stato negli ultimi anni per mancanza di fondi nell’apposito capitolo di bilancio. Il “modello Barbuto”, sicuramente farà risparmiare allo Stato qualche decina di milioni l’anno, visto che Piemonte e Valle d’Aosta sono il quarto distretto d’Italia in ordine di grandezza. Non sarebbe il caso di applicarlo in tutti i distretti d’Italia?

 

Leggi l'intervista al presidente Barbuto