I film del week end


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7 days in Havana

di Sandro Calice

di Benicio Del Toro, Laurent Cantet, Julio Medem, Elia Suleiman, Pablo Trapero, Gaspar Noé, Juan Carlos Tabío. Francia, Spagna 2012, drammatico (Bim)
con Emir Kusturica, Josh Hutcherson, Daniel Brühl, Elia Suleiman, Melissa Rivera, Jorge Perugorría, Vladimir Cruz, Mirta Ibarra, Luis Alberto Garcia, Daisy Granados
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Cuba è uno di quei luoghi, forse il più “classico” in questo senso, di cui hai sentito parlare talmente tanto che ti sembra di conoscerla. Ovviamente non è così, perché più di altri è un luogo che va vissuto. Sette registi (quattro sudamericani, uno spagnolo, un francese e un palestinese) lo hanno fatto per noi, e partendo dai racconti dello scrittore cubano Leonardo Padura, ci raccontano sette piccole storie, una per ogni giorno della settimana, ambientate nell’Havana del 2011.

Benicio Del Toro, per la prima volta dietro la macchina da presa, dirige “El Yuma”, storia di Teddy, giovane americano venuto a Cuba per frequentare la scuola di cinema, totalmente sprovveduto di fronte all’inebriante vitalità delle notti cubane. Un racconto lineare, senza sorprese, tranne che per il protagonista. Pablo Trapero mette in scena “Jam session”, dove Emir Kusturica sbarca all’Havana per ritirare un premio, ma refrattario all’etichetta e innaffiato di rum finisce per seguire il suo autista in una travolgente serata musicale. Essenziale e disilluso. Julio Medem ci mostra “La tentazione di Cecilia”, bella e talentuosa cantante che un impresario spagnolo vuole portare via con la promessa di un matrimonio e di un contratto, combattuta tra il sogno e il suo difficile amore. L’episodio meno riuscito. A Elia Suleiman tocca “Diary of a beginner”, surreale giornata di un palestinese che aspetta di essere ricevuto all’ambasciata mentre tutto intorno l’Havana lo stordisce con la sua straordinaria normalità. Delizioso. Gaspar Noé punta l’obiettivo su “Ritual”, potente e silenzioso esorcismo per “guarire” una ragazza dall’omosessualità. Il più suggestivo. Juan Carlos Tabio si occupa di Mirta, psicologa e opinionista televisiva che in “Dulce amargo” arrotonda il bilancio familiare sfornando deliziosi dolci. Il più realistico. Laurent Cantet, infine, con “La fuente” ci dice di Martha e della Madonna che in sogno le ha chiesto di costruire una fontana in un giorno. Sorprendente vitalità.

“7 days in Havana” è un lavoro interessante, sponsorizzato dalla celebre casa produttrice di rum, Havana Club, nell’ambito del progetto Havana Cultura per promuovere gli artisti contemporanei cubani, dal cinema alla danza alla musica. Il film, per forza di cose, parte dai luoghi comuni (o presunti tali) per raccontare alcuni dei molteplici aspetti di una città e di una cultura realmente straordinarie: il sesso, le donne, il ballo, la musica, la religione e la magia, la dignitosa povertà, la lotta quotidiana e l’ottimismo necessario. Tra episodi più o meno riusciti, il film è necessariamente un respiro mozzato, uno sguardo parziale, ma bastano quei due o tre momenti particolarmente riusciti per rendere omaggio all’anima della città. Sempre con un sorriso e a passo di salsa, ovviamente.

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