“A questo punto non è ben chiaro chi siano veramente i favoriti: una parte cospicua dell’elettorato egiziano sembra non aver ancora deciso per chi votare”. Randa Achmawi, analista politica egiziana, commenta per Televideo il clima politico alla vigilia delle elezioni presidenziali per scegliere il successore di Hosni Mubarak. “Ma una cosa è chiara: i candidati islamici, soprattutto Mohamed Morsi della Fratellanza musulmana, sembrano guadagnare terreno man mano che il voto si avvicina”.
I vertici militari sono pronti a cedere il potere, come promesso, a un presidente civile che non provenga dai loro ranghi?
“Credo che i militari manovreranno dietro le quinte per conservare il loro potere (e i loro benefici), senza curarsi di quale presidente verrà eletto. Lo scenario che si profila per l’Egitto è simile a quello della Turchia, dove i militari mantennero il controllo per molti anni, e il loro potere declinò solo lentamente, quando i governi eletti si conquistarono una legittimità vera mostrando di saper portare sviluppo e prosperità nel Paese. Questo si è visto già nel modo in cui i militari hanno trattato il Parlamento eletto lo scorso gennaio, limitandone il lavoro e i poteri. Dunque credo che le Forze armate egiziane conserveranno ancora per molti anni un ruolo nell’arena politica egiziana”.
Quale sarà la scelta dei laici e dei liberali? L’ultimo premier di Mubarak, Shafiq, riuscirà a conquistare un forte consenso?
I liberali sono divisi. Molti hanno deciso di sostenere Fotouh. Questo può sembrare strano, visto che anche i Salafiti appoggiano la sua candidatura. Ma in qualche modo lui si presenta come un candidato inclusivo, in grado di rappresentare tutte le tendenze della società egiziana. Un altro candidato sostenuto dai cosiddetti liberali o sinistre è il nasseriano Hamdeen Sabbahi, che si presenta come il paladino dei poveri e dei deboli. Ha passato tutta la vita all’opposizione ed è stato in carcere per aver difeso i diritti dei piccoli proprietari terrieri colpiti dalla politica del regime di Mubarak; tuttavia, ha fatto alcune dichiarazioni populistiche che hanno instillato molti dubbi sulle sue reali capacità di governare e trovare soluzioni ai problemi del Paese. Anche Moussa guadagna voti tra i liberali, ma il suo principale supporto viene dai membri delle élite e dalla comunità degli affari. Quanto a Shafiq, la sua capacità di mobilitare sostegno è stata la vera sorpresa di queste elezioni. Moltissimi lo ritengono, in quanto ex membro delle Forze armate, l’unico in grado di portare stabilità e sicurezza, l’uomo forte di cui l’Egitto ha bisogno”.
Fotouh sembra essere ai ferri corti con la Fratellanza musulmana, che ha un proprio candidato. Le forze islamiche sono davvero divise?
"E’ ovvio che a questo stadio ci siano molte divergenze tra i vari gruppi islamici. La Fratellanza musulmana ha gettato il proprio peso sulla candidatura di Mohamed Morsi, mobilitando tutta la sua potente macchina elettorale. E non va sottostimata la potenza di questo apparato costruito 35 anni fa, in grado di distribuire carità e servizi ai bisognosi, e di sostituirsi in questo al governo. Ovviamente chi ne ha usufruito per anni non dimenticherà i suoi benefattori. Altri, come i Salafiti, hanno scelto Fotouh sebbene Morsi abbia una visione dell’Islam più conservatrice. Ma cosa accadrà nel caso che Fotouh, e non Morsi, venga eletto? Nessuno lo sa. E’ possibile che Fotouh stabilisca un’alleanza con la Fratellanza musulmana, il gruppo che ha lasciato un anno fa”.
Il nuovo presidente - chiunque egli sia – sarà in grado di accogliere le richieste della Rivoluzione e guidare il paese verso la democrazia?
“I prossimi anni saranno una sfida per chiunque arrivi al potere. Le probabilità che il prossimo presidente riesca a trovare immediate e concrete soluzioni per i bisogni del Paese sono estremamente deboli. Ognuno ha le proprie strategie e il proprio programma: alcuni sembrano più realistici, altri più utopistici. L’unica cosa di cui si può essere sicuri a questo punto è che gli egiziani sono cambiati. Non accetteranno più ciò che hanno accettato in passato, e chiunque arrivi a governarli in futuro dovrà ottenere dei risultati o andarsene. Da ora in poi, sicuramente, non ci saranno più governanti che restino al potere per un numero senza fine di mandati”.