In memoria di Falcone e Borsellino


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Le verità dei pentiti

Via D'Amelio, errore investigativo o depistaggio? Parla Sergio Lari, procuratore capo di Caltanissetta s

Procuratore, lei è titolare dell’inchiesta sulla strage di Via d’Amelio. Dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Spatuzza, a seguito delle quali 8 persone, boss e affiliati a Cosa Nostra, precedentemente condannate per la strage di Borsellino e dei 5 agenti di scorta, sono state scarcerate. C’è stato un errore investigativo? L’inchiesta ricomincia da capo?
Una parte delle inchieste celebrate a suo tempo, quelle nascenti dalle dichiarazioni di alcuni collaboratore di giustizia come Gangemi, Ferrante ed altri collaboratori di giustizia, sono rimaste intatte. Del gruppo ingiustamente coinvolto nelle indagini, facente parte della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, del boss Pietro Aglieri, ben 7 sono stati scarcerati dalla Corte d’Appello di Catania, compreso Scarantino nonostante la condanna a 18 anni, anche lui è stato scarcerato. L’errore investigativo o il depistaggio ha riguardato l’individuazione come i responsabili delle stragi queste otto persone, oltre ad altre posizioni minori,. Le nuove indagini,invece, hanno messo in rilievo le responsabilità di altri soggetti diversi che hanno agito insieme a Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina persone riconducibili al mandamento di Brancaccio, come nel caso di Vittorio Tutino, Salvatore Vitale e dello stesso Spatuzza o come mandante anche Salvuccio Madonia. Uno dei capi mandamento che aveva partecipato alla riunione della Commissione provinciale di Cosa Nostra, svoltasi nella primavera del ‘91 e che era sfuggito alla condanna.

Il ruolo dei pentiti in queste stragi?
Proprio con le dichiarazioni di Brusca siamo riusciti a ricostruire che Madonia aveva partecipato a quella riunione (nella quale si decisero le stragi di Capaci Via d’Amelio ndr) e i giudici hanno accolto la nostra ricostruzione investigativa che lo vedeva come mandante. I nuovi responsabili delle stragi sono Tranchina, Spatuzza, Madonia, Tutino e Vitale, 5 nuove posizioni rispetto al passato che si aggiungono alle altre che non sono sate oggetto della potenziale revisione.

Procuratore, Spatuzza nell’interrogatorio che fece a lei nel luglio del 2008, quando si assunse le responsabilità smentendo il pentito Scarantino, parlò anche del ruolo di altre persone.
Si, in effetti abbiamo scoperto il ruolo di Giuseppe Cannella e Giuseppe Graviano nelle fase esecutiva della strage di Capaci. In particolare fu Giuseppe Graviano a premere il telecomando che fece saltare in aria Borsellino e la sua scorta in Via d’Amelio. Ma loro erano stato già condannati per la strage di Via d’Amelio, seppur con ruoli diversi da quelli accertati recentemente da noi e pertanto non potevamo farli condannare due volte per lo stesso fatto pur avendo scoperto il ruolo fondamentale che avevano avuto nella fase finale dell’esecuzione della strage. In questa nuova ricostruzione del segmento finale dell’esecuzione di strage è stata individuata la responsabilità di sette persone delle quali cinque erano state precedentemente condannate.

A venti anni dalle due stragi di Falcone e Borsellino, l’opinione pubblica però è un po’ disorientata perchè sembra che comunque l’inchiesta avrà tempi ancora molto lunghi prima di arrivare ad una verità giudiziaria.
Certo diciamo che ci sono delle responsabilità penali che hanno completato il quadro dei responsabili delle stragi aggiungendosi ad altre precedenti condanne. Direi che lo Stato ha ottenuto una grande vittoria perché da una parte ha dimostrato di saper riconoscere i propri errori, mi riferisco alle scarcerazioni delle persone ingiustamente condannate, dall’altra parte di avere la memoria lunga e non dimenticare che i responsabili di quelle stragi vanno perseguiti anche a distanza di 20 anni.

Si può dire che Spatuzza come collaboratore di giustizia era credibile e lo è tuttora?
Assolutamente si. Tutte le attività di indagini fatte ai riscontri delle dichiarazioni di Spatuzza non hanno rilevato né smagliature né discrasie. A nostro avviso Spatuzza è intrinsecamente ed estrinsecamente attendibile.

Spatuzza parlò anche della presenza di una persona, estranea a Cosa Nostra, nel garage dove fu portata la Fiat 126 il giorno prima della strage di Via d’Amelio. Nell’inchiesta si parlò di una persona legata ai servizi segreti, uno 007. Che riscontri investigativi sono stati fatti?
Si, lui riferì che quando il sabato precedente la strage di Via d’Amelio consegnò la 126 nel garage di Via Villa Ferraglios, al gruppo di fuoco di Brancaccio, era presente un uomo che lui non aveva mai visto. Lo descrisse sulla cinquantina, di media statura e totalmente estraneo all’organizzazione. Noi abbiamo cercato di dare un nome e un volto a questa persona ma nonostante avessimo fatto vedere a Spatuzza un album fotografico di tutti gli appartenenti ai servizi segreti che operavano in quegli anni a Palermo e in Sicilia in genere, lui ne ha riconosciuti ben sei come soggetti astrattamente somiglianti alla persona che lui stesso disse di aver visto per pochi secondi. Poi non è facile dopo 18 anni riconoscere una persona vista per pochi istanti.

Ma tutto questo che ha portato dopo 20 anni alla scarcerazione di mafiosi prima condannati per la strage di via d’Amelio e poi ritenuti innocenti, non potrebbe essere un’opera di depistaggio della mafia?
Su questo abbiamo fatto una ricostruzione certosina dello svolgimento delle indagini fin qui svolte e non posso dire altro perché sono oggetto di investigazioni che porteremo di fronte al giudice. Posso dire però che alternative sono: o un clamoroso errore investigativo prima e giudiziario poi, oppure un depistaggio doloso. La bilancia pesa più per la prima opzione. Ma noi sottoporremo i nostri risultati al giudice e attendiamo.

Il clima è diverso rispetto a 20 anni fa però la recente strage alla scuola di Brindisi, intitolata a Falcone e alla moglie, fa pensare ad una recrudescenza delle stragi. Lei ha paura?
E’ una domanda alla quale non è facile rispondere. Il nostro lavoro espone a rischi Le nostre indagini sono condotte in pool di magistrati e non credo che eliminando uno di noi si potrebbe fermare l’azione investigativa. Confidiamo nel fatto che la Cosa Nostra di oggi non è assolutamente paragonabile a quella di 20 anni fa. Allora erano dei veri e propri antagonisti dello Stato, una potenza organizzativa e militare. Oggi centinaia di boss sono stati arrestati, i loro beni sequestrati. E’ una Cosa Nostra molto indebolita, diversa da quella che dovettero fronteggiare i colleghi Falcone e Borsellino. Oggi abbiamo strumenti tecnologici ed informativi all’avanguardia per la lotta alla criminalità mafiosa e una serie di strumenti legislativi efficaci che allora non esistevano. (Fdj)