In memoria di Falcone e Borsellino


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'Ho promesso sulla tomba di Giovanni'

Parla Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia: 'Non ho paura, continuiamo la lotta alla mafia' p

Procuratore, recentemente è stato a New York all’Onu, per parlare della criminalità organizzata di stampo mafioso. Come procede la lotta alla mafia, in particolare sul fronte della legislazione antiriciclaggio?
Le norme antiriciclaggio italiane potrebbero andare bene, l’unica lacuna riguarda l’autoriciclaggio cioè se la mafia utilizza il profitto del reato per inquinare l’economia, per alterare gli equilibri del mercato, per alterare la libera concorrenza, questo deve essere un ulteriore fatto che dovrebbe essere considerato un reato. Poi per noi sarebbe utile ai fini della lotta alla mafia che fossero rapidamente ratificate tutte le convenzioni europee che riguardano la cooperazione internazionale, il sequestro e la confisca dei beni.

Ma non esiste la convenzione Onu sulla criminalità organizzata?
In questo caso il problema è diverso perché la Convenzione è stata ratificata da tutti i paesi però molte di quelle norme, ispirate alla legislazione antimafia italiana, non sono poi state adottate sul piano interno nelle legislazioni dei singoli stati, mentre noi l’abbiamo totalmente recepita. Per rendere ancora più efficace l’azione di contrasto alle mafie sarebbe necessario procedere alla ratifica di molte direttive europee, tra le quali ad esempio quella sulla corruzione e altri reati satellite che vengono commessi da chi cerca di nascondere e riciclare profitti illeciti, tra i quali il falso in bilancio. Tutti i movimenti contabili delle società costituite per scopi illeciti richiedono falsificazioni sulle poste di bilancio attive e passive per occultare denaro e portarlo all’estero, per creare fondi neri. Non c’è dubbio che il reato di falso in bilancio completerebbe gli strumenti legislativi nel campo degli illeciti commessi dai colletti bianchi al soldo della mafia. In merito alle lacune e alle contraddizioni della legislazione, abbiamo già presentato una serie di osservazioni perché c’è un termine di tre anni durante i quali si può correggere la norma da parte dello stesso governo dello Stato che ha ratificato la direttive.

Nel suo libro “Soldi sporchi”, parla del fatto che somme sequestrate sono al massimo il 10% del denaro che la mafia ricicla e movimenta in giro per il mondo e di questo solo il 50% viene alla fine confiscato. Un po’ poco rispetto alle aspettative? Dove viene investito il 95% dei profitti illeciti e in quale direzione?
La criminalità mafiosa nasconde il denaro dove non può essere trovato con facilità: nei paesi i cui regimi fiscali garantiscono riservatezza, come potrebbe essere anche lo Stato di San Marino o altri paesi extra europei dove la legislazione non è preparata ad affrontare queste tematiche.

La mafia fin dagli anni ‘80, secondo le indagini dei magistrati Falcone e Borsellino, confermate anche con le condanne di oltre 400 affiliati a Cosa Nostra al Maxi processo di Palermo nel quale lei era anche giudice a latere, aveva iniziato l’infiltrazione al Nord. Cosa è cambiato da allora, soprattutto dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio?
Dopo le stragi di Falcone e Borsellino si è creato un contesto più favorevole per la lotta alla mafia soprattutto per quanto riguarda Cosa Nostra siciliana: l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura hanno messo in ginocchio l’organizzazione per via dei numerosi arresti dei capi e le confische di beni subite negli ultimi anni. Abbiamo messo in seria difficoltà l’organizzazione. Nell’ultima operazione a Palermo denominata “Perseo” alcune intercettazioni rilevavano come i membri di Cosa Nostra cercavano di ricostituire la Commissione provinciale di Palermo, quella con il massimo del potere decisionale, lamentando l’impossibilità di decidere gli omicidi eccellenti da commettere. Questo vuol dire che l’organizzazione ha perso la sua potenzialità: la mafia ha una regola secondo la quale il capo in carcere non può essere sostituito ma può avere un reggente che lavora per lui. Tuttavia il boss deve essere sempre consultato prima di prendere decisioni e con il 41 bis tutte le comunicazioni sono difficili, quindi Cosa Nostra è in crisi perché non è più in grado di organizzare le attività illecite con facilità.

Negli ultimi anni c’è una battuta d’arresto di Cosa Nostra che sembra aver ha passato il testimone alla ‘Ndrangheta almeno al nord?
In un certo senso, certamente mentre noi ci occupavamo della mafia siciliana la ‘Ndrangheta si è ritagliata un canale preferenziale per il traffico di cocaina direttamente dalla Colombia. Da questi traffici in via esclusiva, ai quali hanno partecipato anche Cosa Nostra e Camorra, ne è derivato un ingente profitto per la ‘Ndrangheta che ha continuato a gestire la tratta di esseri umani, le frodi alimentari, le merci contraffatte, la gestione dei rifiuti tossico-nocivi per cercare i soldi.

Dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Spatuzza che ha di fatto smentito la versione del pentito Vincenzo Scarantino per la strage di Via d’Amelio, nella quale morì il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti di scorta, a che punto sono le indagini? Si dovrà fare un processo di revisione?
Le indagini sono ancora in corso e i processi non sono ancora conclusi. La giustizia è molto lenta. Pensi che le prime dichiarazioni di Gaspare Spatuzza le presi nel maggio del 2008. Questo perché per fare un processo di revisione, per un problema di legalità, occorre attendere che i fatti che portano alla revisione siano non solo accertati ma ci sia una sentenza passata in giudicato. Sulla base di ciò si dovrà attendere anni e nel frattempo sono stati scarcerati gli imputati dei processi connessi alla strage che erano stati condannati.

Ma non è possibile che questo sia un depistaggio della mafia? E’ attendibile Spatuzza?
Si, io sono certo dell’attendibilità di Spatuzza e di quello che dice. Ma noi accertiamola verità attraverso i riscontri quando ci viene prospettata. Attualmente non siamo certi che tutta la verità sia emersa perché ci possono essere altri responsabili… Influenze esterne estranee all’organizzazione mafiosa.

Procuratore, parliamo delle polemiche dopo le sue dichiarazioni fatte a Radio 24 durante la trasmissione La Zanzara che i giornali hanno rilanciato come un plauso al governo Berlusconi per aver fornito gli strumenti efficaci per la lotta alla mafia.
Ristabiliamo la verità: si deve riuscire a dire le cose come stanno. La sensazione è che io abbia detto cose che non ho detto. Basta ascoltare con attenzione le registrazioni: mi riferivo solo ad una parte della legislazione che ha aiutato a sequestrare e confiscare i beni e poi non ho parlato di Berlusconi ma mi riferivo all’allora ministro della Giustizia, Alfano.

Anche la polemica con il suo collega Ingroia?
Non c’è stata alcuna polemica: Ingroia è una persona che stimo dal punto di vista professionale, è un magistrato valido e coraggiosa. Non ho assolutamente inteso criticarlo. Mi è stato chiesto: “Lei andrebbe su un palco a fare un comizio come Ingroia?”. Ed io ho detto che non l’avrei fatto. Ma non era una critica nei confronti del collega. Tra l’altro il contesto nel quale è avvenuto il colloquio radiofonico era anche ironico, scherzoso con battute reciproche. Ribadisco di non aver mai detto che avrei dato il premio Nobel a Berlusconi per la lotta alla mafia! Tanto è vero che c’è stato tutto un discorso nel quale sottolineavo di aver chiesto una serie di cose all’ex ministro della Giustizia Alfano che non ci sono state date…

Il Ddl anticorruzione, sembra ormai definitivamente affossato anche per l’opposizione dei partiti. Eppure sarebbe stato un efficace strumento per contrastare il rapporto tra mafia e politica.
Sono stato ascoltato più volte dalle commissioni parlamentari competenti: tra i documenti forniti ho parlato dell’opportunità di introdurre il reato di traffico di influenza, cosa che in effetti è stata recepita nel testo, per colpire qualsiasi deviazione istituzionale del pubblico ufficiale e rompere il rapporto tra corrotto e corruttore introducendo i benefici per chi denuncia sul modello che già esiste per i pentiti. Perché altrimenti è difficile scoprire chi è il corrotto e chi il corruttore. Pensi che in Cina un giudice condannato per corruzione rischia la pena di morte! In Italia si dovrebbero usare le stesse procedure che si adottano per i reati associativi anche per il reato di corruzione, allora sì che verrebbe eliminata la corruzione! Se si vuole colpire il rapporto tra mafia e politica, ritengo necessaria anche una modifica del voto di scambio che attualmente prevede che il reato si concretizza solo se vi è stata una dazione di denaro in cambio dei voti. Ma se la mafia appoggia un candidato con i voti per farlo eleggere non lo fa solo per i soldi ma per futuri favori che può ottenere da quel politico una volta eletto.

Ma lei procuratore non ha paura?
No, non ho paura, faccio un lavoro che mi piace. Oltre a Falcone e Borsellino, ci sono degli amici, colleghi che hanno perso la vita per questo lavoro quindi non ho mai pensato di venire meno ad una promessa che ho fatto sulle loro tombe di continuare la lotta alla mafia e alla criminalità. (FdJ)