Pm al Tribunale di Napoli. Poi alla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. Ora alla Corte di Cassazione. Raffaele Cantone è un magistrato che nei primi anni della sua carriera ha indagato sulla camorra, sul clan dei Casalesi, in particolare, e sulle sue ramificazioni all’estero. Fa parte della Commissione ministeriale per la riforma della Giustizia. Al Forum PA è intervenuto sul contrasto alla corruzione, a fianco del capo di Gabinetto del Ministro Patroni Griffi.
La revisione degli uffici giudiziari. Il Ministero della Giustizia se ne sta occupando. E’ un modo giusto per intervenire nell’amministrazione della Giustizia?
E’ illusorio che possa risolvere i problemi, ma questo è un passaggio fondamentale. Ci sono studi che hanno dimostrato come i tribunali troppo piccoli non sono in grado di funzionare e c’è necessità di avere un minimo, anche dal punto di vista dei numeri, di tribunali che invece possano funzionare. I tribunali, tra l’altro, sono espressione di un’idea del passato secondo la quale bisognava avvicinare la Giustizia ai cittadini. Ma questa vicinanza si ottiene non con i tribunali, ma con l’efficienza. La riforma delle circoscrizioni giudiziarie è un tema qualificante, perché forse capiremo da questo primo passaggio se si vuole realmente fare la riforma della Giustizia, se il lavoro della Commissione ministeriale venga accolto davvero. C’è chi tira la giacca da un lato e chi dall’altro, perché ognuno vuole tenere il tribunale fuori casa.
La digitalizzazione della PA potrebbe essere una vera e propria rivoluzione. Ma non rischia di allontanare ancora di più l’Italia del Nord da quella del Sud?
L’idea che bisogna produrre meno carte credo sia utile per tutti. Il vero problema che allontana Sud e Nord riguarda le risorse. Da troppo tempo il Sud è stato abbandonato. Si è dimenticato che il Sud non deve essere assistito, ma aiutato. Non è la digitalizzazione che può creare una separazione.
Una PA in formato digitale può combattere meglio la corruzione?
La digitalizzazione può rendere più veloce le procedure e in questo senso aiuta. Ma sicuramente quello che più può aiutare è la trasparenza, vera. Se apro il sito di un Ente voglio vedere realmente come è stato fatto, chi l’ha fatto. In passato sono state invocate le regole sulla privacy, fuori luogo a mio avviso. Questo diventa un modo per non consentire al cittadino di conoscere. Invece il cittadino deve conoscere, perché la conoscibilità è uno strumento di reale controllo sugli atti della Pubblica Amministrazione.
(Egi)