I film del week end


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Roman Polanski: a film memoire

di Sandro Calice

di Laurent Bouzereau, Gran Bretagna 2012, documentario (Lucky Red)
Roman Polanski
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Ne ha raccontate tante Roman Polanski, drammi, commedie, noir, thriller. Ma ne ha vissute ancora di più. Ora sotto l’occhio benevolo del produttore e amico storico Andrew Braunsberg ricorda i momenti più importanti di una vita straordinaria.

Nel 2009 Polanski si recò in Svizzera allo Zurich Film Festival per ricevere un premio alla carriera. Fu arrestato all’aeroporto sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2005 su richiesta delle autorità giudiziarie statunitensi per la vicenda del 1977 che lo vedeva imputato di rapporto sessuale con una minorenne. Trascorse 9 mesi tra carcere e arresti domiciliari, periodo in cui si colloca la prima parte dell’intervista-documentario. Il regista ricorda la terribile infanzia nel ghetto di Cracovia, in Polonia, gli amici e i parenti prelevati dai nazisti e mai più tornati, come la madre. Storie e memorie marchiate a fuoco nella sua memoria e raccontate ne “Il pianista”, l’unico film con cui ha vinto l’Oscar per la regia, il più personale e quello che – se dovesse sceglierne uno – vorrebbe sulla sua tomba. Ricorda di come al cinema arrivò attraverso la radio (a soli 12 anni) passando per il teatro. Di come tutta la sua vita sia stata una continua altalena fra tragedie e colpi di fortuna, dalla telefonata di Andrzej Wajda che ha indirizzato la sua avventura artistica alla sua vicenda giudiziaria, dalla orribile morte della moglie Sharon Tate alla storia d’amore con Emmanuelle Seigner che gli ha dato due splendidi figli.

Diretto da Laurent Bouzereau, celebre documentarista autore di centinaia di lavori sul “making of” di film, tra gli altri, di Spielberg, Cameron, Hitchcock, Scorsese, De Palma, Friedkin, Lucas, “Roman Polanski: a film memoire” è presente, fuori concorso, al 65° Festival di Cannes e nel 2013, in occasione degli 80 anni del regista, arriverà anche nelle librerie italiane grazie a Feltrinelli Real Cinema. E’ un film che parla più dell’uomo che del regista, e forse questa è la sua debolezza. I momenti più suggestivi, infatti, sono quelli in cui Bouzereau monta frammenti di film direttamente collegati al racconto di Polanski, visualizzando la trasposizione artistica di memorie dolci o dolorose. Il resto somiglia troppo a una (lunga) intervista televisiva che poco emoziona. Restano negli occhi lo sguardo ancora giovane dell’ottantenne Polanski e le sua lacrime sincere quando in alcuni momenti il peso del dolore passato gli schiaccia inesorabilmente le parole.