Stomp, la musica delle cose

Al Teatro Nazionale di Milano fino al 27 maggio S

di Sandro Calice

Non si può raccontare, YouTube non può rendere l’idea, qualche foto di scena tanto meno: Stomp, più di altri, è uno spettacolo che va vissuto dal vivo.

L’unico momento di calma è quando vi sedete sulla poltrona, che quasi viene la tentazione di suggerirvi abiti comodi. Poi si comincia, anche voi, il pubblico, perché di stare a gambe accavallate non se ne parla. Otto ballerini, che sono anche attori, mimi, percussionisti, acrobati, entrano in scena spazzando a terra, un rumore quotidiano che si fa immediatamente ritmo, musica addirittura. Da quel momento è un crescendo: oggetti che siamo abituati a (non) vedere nella vita di tutti i giorni e che probabilmente consideriamo quanto di più lontano dall’arte, nelle mani, coi piedi e sui corpi degli Stomp si trasformano in strumenti, veicoli di battiti orchestrati, elementi di complesse e sincroniche coreografie: una busta di plastica, un bidone, un coperchio, un tubo, una mazza, un accendino, un lavandino, una spugna, uno pneumatico. Fondendosi con questi oggetti gli otto protagonisti inscenano un concerto senza musicisti, una recita senza parole, si muovono e dialogano con ritmi e passi che appartengono alle acrobazie del circo tanto quanto al flamenco, al kendo come al tip tap, ai cartoons e all’hip hop, al cinema muto e alle danze africane.

Non sembri un’esagerazione, Stomp contiene davvero tutti questi elementi, con un’ispirazione che parte dalla Pop Art e trova la sua sintesi in una cultura urbana e metropolitana. Con una vena di irresistibile umorismo che insieme al battito di mani e piedi trasforma inevitabilmente nel nono protagonista tutto il pubblico, contagiato dall’altalena tra il silenzio assoluto necessario allo show e la frenesia del ritmo da condividere con gli attori.

Nato nel 1991 a Brighton, in Inghilterra, da un’idea di Luke Cresswell e Steve McNicholas, ma reso celebre da Broadway, Stomp ha girato in questi anni circa 40 Paesi in tutto il mondo, vincendo numerosi premi, diventando un marchio inconfondibile (c’è una compagnia stabile negli Stati Uniti e altre che girano il resto del mondo) e generando epigoni dall’Australia a Israele. Sono in Italia dai primi di maggio e fino al 27 si esibiscono al Teatro Nazionale di Milano. Leggete pure le recensioni, sbirciate i video in rete, ma accettate il consiglio: andate a battere le mani di persona.