La grande maggioranza degli italiani condanna le discriminazioni contro gli omosessuali e tuttavia quasi il 56 per cento sostiene che gay e lesbiche dovrebbero essere piu' discreti per essere meglio accettati. Il matrimonio fra le persone dello stesso sesso e' accettato dal 43,9 per cento mentre il 41,4 e' contrario a un omosessuale nel ruolo di insegnante elementare. E solo uno su cinque e' a favore delle adozione fatte da parte di omosessuali. Nella giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia, l'Istat diffonde i risultati di una indagine sul tema. Il 61,3 per cento dei cittadini tra i 18 e i 74 anni ritiene che in Italia gli omosessuali sono molto o abbastanza discriminati, l'80,3 per cento che lo sono le persone transessuali. Generalizzata appare la condanna di comportamenti discriminatori: il 73 per cento e' in totale disaccordo con il fatto che non si assuma una persona perche' omosessuale o non si affitti un appartamento per lo stesso motivo. D'altra parte, osserva ancora l'Istituto di statistica, che persone omosessuali rivestano alcuni ruoli crea problemi ad una parte della popolazione: per il 41,4 per cento non e' accettabile un insegnante di scuola elementare omosessuale, per il 28,1 per cento un medico, per il 24,8 per cento un politico. Il 74,8 per cento della popolazione non e' d'accordo con l'affermazione "l'omosessualita' e' una malattia", il 73 per cento con "l'omosessualita' e' immorale", il 74,8 per cento con "l'omosessualita' e' una minaccia per la famiglia". Al contrario, Il 65,8 per cento e' d'accordo con l'affermazione "si puo' amare una persona dell'altro sesso oppure una dello stesso sesso: l'importante e' amare".
La maggioranza dei rispondenti ritiene accettabile che un uomo abbia una relazione affettiva e sessuale con un altro uomo (59,1 per cento) o che una donna abbia una relazione affettiva e sessuale con un'altra donna (59,5 per cento). Ciononostante, il 55,9 per cento si dichiara d'accordo con l'affermazione "se gli omosessuali fossero piu' discreti sarebbero meglio accettati", mentre per il 29,7 per cento "la cosa migliore per un omosessuale e' non dire agli altri di esserlo". La maggioranza dei rispondenti (62,8 per cento) e' d'accordo con l'affermazione "e' giusto che una coppia di omosessuali che convive possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata". Il 43,9 per cento con l'affermazione "e' giusto che una coppia omosessuale si sposi se lo desidera". Maggiore e' la contrarieta' nei confronti dell'adozione dei figli (solo circa il 20 per cento e' molto o abbastanza d'accordo con la possibilita' di adottare un bambino). Le donne, i giovani e i residenti nel Centro Italia mostrano una maggiore apertura nei confronti degli omosessuali.
Circa un milione di persone, si legge ancora nel rapporto Istat, si e' dichiarato omosessuale o bisessuale, piu' tra gli uomini, i giovani e nell'Italia Centrale. Altri due milioni circa hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l'innamoramento o i rapporti sessuali o l'attrazione sessuale per persone dello stesso sesso. Forti difficolta' emergono per gli omosessuali/bisessuali in famiglia. Circa il 20 per cento dei genitori sa che i loro figli vivono una tale condizione. Il dato e' piu' alto per i fratelli (45,9 per cento), i colleghi (55,7 per cento) e soprattutto gli amici (77,4 per cento). Gli omosessuali/bisessuali dichiarano di aver subito discriminazioni a scuola o all'universita', piu' degli eterosessuali (24 per cento contro 14,2 per cento) e cosi' anche nel lavoro (22,1 per cento contro il 12,7 per cento). Un altro 29,5 per cento si e' sentito discriminato nella ricerca di lavoro (31,3 per cento per gli eterosessuali). Considerando tutti e tre questi ambiti, il 40,3 per cento degli omosessuali/bisessuali dichiara di essere stato discriminato, contro il 27,9 per cento degli eterosessuali. Si arriva al 53,7 per cento aggiungendo le discriminazioni subite (e dichiaratamente riconducibili all'omosessualita'/bisessualita' degli intervistati) nella ricerca di una casa (10,2 per cento), nei rapporti con i vicini (14,3 per cento), nell'accesso a servizi sanitari (10,2 per cento) oppure in locali, uffici pubblici o mezzi di trasporto (12,4 per cento).