Dopo le elezioni


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Grecia, Samaras getta la spugna

Il leader di centrodestra rinuncia a formare il governo samaras_296

Grecia verso il caos dopo le elezioni politiche e dopo il 'no' del conservatore Antonis Samaras alla formazione del nuovo governo. Il presidente Papulias aveva affidato al conservatore Antonis Samaras, di "Nea Dimokratia", l'incarico di formare un governo di coalizione massimo in 3 giorni ma il politico ha rinunciato all'impegno affermando: "Abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere", ha detto Samaras, ma "è stato impossibile (formare un governo) e pertanto ho restituito il mandato".

Il presidente Karolos Papoulias ha già convocato il leader di Syryza, Alexis Tsipras, alle 13,00 di oggi, hanno reso noto fonti della presidenza concretizzando la possibilità che ora la palla passi al secondo partito del Paese.

In effetti la situazione di caos si era già delineata nel corso della giornata: gli unici disposti a far parte di un esecutivo di "salvezza nazionale" sarebbero infatti stati i socialisti del Pasok, guidati dall'ex ministro delle Finanze Evangelos Venizelos insieme ai conservatori di Nea Dimokratia con cui però non hanno raggiunto la maggioranza assoluta con soli 149 seggi su 300 e un complessivo 32 per cento di voti, contro il 77 delle elezioni del 2009.

Prima del suo 'no' Samaras aveva comunque tentato un giro di consultazioni con i leader degli altri partiti per trovare alleati ,ricevendo subito il 'no' della sinistra radicale di Syriza, diventata seconda forza politica del Paese con il 16,76%, e quello della sinistra democratica di Izmar che ha escluso di entrare in una maggioranza di soli conservatori e socialisti.

A questo punto l'uscita di scena di Samaras crea nel Paese un serio problema di governabilità nonché il forte rischio che il presidente greco Karolos Papulias sia costretto a riconvocare le elezioni per il mese di giugno.

Inoltre il fronte euroscettico si è notevolmente irrobustito con i 33 seggi della destra dei Greci indipendenti, i 26 dei comunisti del Kke e i 21 dell'estrema destra filo-nazista di Alba dorata (forte di un sorprendente 7%) e questo non fa altro che rafforzare i timori di un uscita dall'euro.