di Federica Marino
Italia fine Ottocento: la nuova nazione comincia a organizzarsi e si apre ai movimenti intellettuali arrivati dall’Europa. Anche le donne si affacciano sul palcoscenico sociale e guadagnano spazi oltre a quello della famiglia, ruoli più visibili L’arte se ne accorge e mette su tela le nuove figure femminili un esempio per tutti è nel Quarto Stato di Pellizza da Volpedo che porta in primo piano, nella marcia di un popolo disperato quanto determinato, una donna con il figlio in collo. Una mostra a Barletta testimonia, prima della consapevolezza politica a sociale vista poi in Pellizza e altri, un universo femminile che sembra improvvisamente svelarsi all’occhio di chi guarda, raccontandosi nei momenti più intimi e così rivendicando il proprio posto e senso nel mondo.
Il titolo, L’odore della luce, è un omaggio alle sinestesie tanto care alla poetica simbolista: i canali percettivi si mescolano e creano nuovi sensi di una “realtà aumentata”: è così che anche momenti quotidiani e nascosti emergono e affermano una pienezza sempre presente, forse mai colta finora.
In quattro sezioni tematiche- Sentimenti, I lavori del giorno, Prati e giardini, Confidenze – l’antologica documenta momenti di vita concreta e racconta donne reali – le contadine e le istitutrici, le signore borghesi – illuminandole con una nuova luce, e mette in risalto il mondo interiore delle donne che riesce a farsi spazio attraverso occupazioni e gesti “piccoli”, quotidiani, antieroici (perché l’eroe è ancora di genere maschile). Così le due istitutrici parigine di Corcos, chiuse nella loro divisa scura, non dimenticano l’elegante bambina che gioca ai loro piedi, ma per un breve momento se ne affrancano.
La loro fragile condizione sociale - fare l’istitutrice era ai tempi la salvezza delle signorine di buona famiglia ma povere, costrette a lavorare per vivere – è un dato di fatto, che si aggiunge al loro essere donne e anziché coprirlo lo esalta.
Le giovani guardano oltre il giardinetto in cui si trovano, concentrate l’una nell’altra; sono lì, ma sono anche altrove, nella vita che stanno costruendo con le proprie forze. Più fortunate, forse, le ragazze che sotto un pergolato leggono e si raccontano storie d’amore: anche qui lo spazio fisico sembra dilatarsi per contenere gli orizzonti intuiti nella lontananza di uno sguardo.
L’effetto è ancora più evidente nel Ritratto di Signora: il velo della donna si gonfia di vento e sembra farla danzare, avvolta in un lungo abito nero che rimane immobile. La forma resta immutata, l’interiorità prende vita: nasce una donna nuova, insieme madre e figlia di se stessa- La luce è lo strumento che rende possibile il gioco tra il qui e l’altrove: fotografica, a documentare il reale, o impastata di Impressionismo, svela piccole zone scure, ombre, che diventano punto di fuga e di una vista nuova, smagliature nel concreto verso il sogno: è quello che accade nella Lucilla di Nomellini, ninfa dallo sguardo che incatena, mentre il corpo sembra farsi albero.
Il processo è quasi completo nella Berthe di Boldini: la figura femminile, seduta a un tavolo in giardino, sembra ormai assorbita, fusa nella vegetazione circostante. Consapevolezza, ricerca, incertezza: dalla percezione degli artisti in mostra a Barletta emerge un mondo femminile tutto in divenire e, tutto, presente nello sguardo delle donne ritratte.
L’odore della luce. Il mondo femminile nella pittura dell’Ottocento e del primo Novecento
Barletta, Pinacoteca De Nittis
Fino al 19 agosto 2012
Nelle immagini, dall'alto le opere di Tito, Alfredo Savini, boldini, Plinio Nomellini e Vittorio Corcos