I Saloni del mobile di Milano


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Oggetti, idee, suggestioni

Per un’Italia 'che può farcela' poltrone_colorate_296

di Rita Piccolini

Chiude la 51ma edizione del Salone internazionale del mobile a Milano. Una settimana intensa di incontri, dibattiti, cultura, arte, design. La creatività del Made in Italy contro la recessione, la forza dell’ingegno contro la crisi economica, “l’ottimismo della volontà contro il pessimismo della ragione”. Altissima l’affluenza di pubblico e di addetti ai lavori, sia italiani che stranieri. A conferma dell’importanza per la nostra economia di questo appuntamento annuale, l’arrivo inaspettato del presidente del Consiglio Monti nel primo giorno di apertura al pubblico. Una presenza per ribadire la necessità di coniugare rigore e crescita e per spiegare che il primo sembra sì essere un grosso freno al rilancio economico, ma è la condizione sine qua non da cui ripartire. E’ ancora presto per un bilancio, ma gli espositori interpretano positivamente questo interesse indiscutibilmente grande anche da parte delle istituzioni.

L’oggetto si smaterializza e diventa idea, suggestione, e racconta una storia. Chi è a Milano in questi giorni sperimenta personalmente quanto un segno sia pregno di significati. Dagli oggetti ai simboli grafici, dal simbolismo ai contenuti. Non si può non raccontare ad esempio, anche se non è di immediata pertinenza allo svolgimento dei Saloni al polo fieristico di Rho, l’installazione in Piazza Duomo dell’opera dell’artista Gianfranco Angelico Benvenuto: “100 sogni sul lavoro”. E’ un’opera d’arte, una denuncia sociale, la messa in scena di una tragedia che si consuma quotidianamente nel nostro paese, quella delle morti bianche. Centinaia di manichini senza testa, con le loro tute variamente colorate, in piazza a rappresentare le donne e gli uomini morti sul lavoro. Un piccolo esercito inanimato che anima una scena surreale, inquietante. Oggetti senza spirito che raccontano un dramma della nostra realtà sociale. Si percepisce un soffio vitale in quei manichini, il dolore della perdita.

Di quanto la città sia stata coinvolta quest’anno nella kermesse della creatività è stato già detto. Anche alla Fiera sono i Saloni del Design quelli che attraggono di più curiosi, architetti, “buyer”, giornalisti. E il linguaggio dei designer è veramente internazionale. Giapponesi a frotte, cinesi, tedeschi, americani, francesi, brasiliani, tutti a comprendere e condividere lo stesso linguaggio. Tutti a godere degli stessi colori, tanti, vitaminici, elettrizzanti, tutti ad apprezzare lo stile, la sobrietà, l’eleganza, l’attenzione all’ambiente che si respira nei diversi padiglioni. E a proposito di problematiche ecologiche è significativo che quest’anno più che mai, oltre all’ attenzione per l’uso di materiali naturali e allo studio di tecnologie eco-compatibili, gli spazi espositivi siano arricchiti da piante, fiori, orchidee soprattutto, e addirittura alberi, magnifici,in grandi vasi che troneggiano nei salotti, nelle zone “living”, a ricordarci quanto l’amore per la natura non possa che essere centrale nelle nostre case e nelle nostre vite, per rallegrarci, per rasserenarci in una dimensione decisamente “zen”.

E una caratteristica che già si percepiva lo scorso anno quest’anno diventa evidente. Il recupero del passato nelle case ipertecnologiche e raffinatissime nella loro linearità senza orpelli, grazie a oggetti che animano gli ambienti, raccontano le storie di chi li vive. “Vintage” per raccontare storie di viaggi, di avventure, perché la vita è comunque un viaggio e un’avventura, e una vecchia valigia di cuoio poggiata a una invisibile parete armadio, o un’antica cappelliera anch’essa di cuoio vissuto, brunito e graffiato, raccontano più che mille parole.

Gli oggetti e la storia quindi, il futuro e la memoria. Così nello spazio espositivo di Porro esclusivi accessori da viaggio dei tempi passati, che raccontano un’epoca in cui il turismo non era certo di massa, insieme agli oggetti riportati da quelle esperienze lontane in una casa raffinatissima, di arredi in legni preziosi ma austeri e rigorosi nella loro essenzialità, in cui le nuances naturali dominano. Nella zona pranzo una magnifica credenza intarsiata, a contrasto le diverse sfumature del legno, all’interno porcellane rigorosamente bianche. Il tavolo lineare che con due semplici tocchi semplicemente raddoppia. Nella zona notte fatta di armadi a scomparsa nel muro si dorme in letti separati, ma non a una piazza che fanno tanto stanza dei bambini, ma in una twin bedroom con due letti identici a una piazza e mezzo. Si dirà: “E lo spazio?”. Certo non è una dimensione per tutti, ma se si deve sognare che lo si faccia alla grande. Poi ancora i letti in pelle e acciaio, i comodini uguali, ma uno bianco e l’altro nero. Sono idee, geniali nella loro semplicità.

Di grande impatto il “concept store” allestito da Gaetano Pesce per i 25 anni di Meritalia. Incanta l’omaggio alla storica 500 Fiat realizzato in collaborazione con Lapo Elkann. E anche questo è un omaggio al “vintage”. Il musetto dell’antica mini vettura sogno dei giovani degli anni Settanta (venivano rubate in continuazione) , arricchita da un piano di cristallo diventa un tavolo, o una consolle, ci si può ricavare anche un divertente divano. Questo prodotto è stato presentata già lo scorso anno, ma ora ci sono le nuove proposte in celeste, rosa o nere rivestite in fibra di carbonio.

Poi i salotti di Arflex, i letti di Flou, le librerie di Poliform, i soggiorni di Molteni, le sedie di Kartell, i divani di Cassina, gli arredi gialli e neri di Cattelan Italia. E ancora lo spazio bello di EmmeBi, dove il tavolaccio in legno vissuto stile taverna si coniuga con l’essenzialità rarefatta e modernissima di pareti componibili color fango in legno laccato lucido o opaco o entrambi in proporzioni diverse. Le cassettiere asimmetriche di legno color azzurro polvere abbinate a un letto con la spalliera in pelle sempre fango in una dimensione di un’essenzialità quasi ascetica. I giapponesi entusiasti fotografano senza sosta. Semplicità e raffinatezza in casa vince l’italian style.

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