di Juana San EmeterioIL PRIMO UOMO
di Gianni Amelio. Italia, Francia 2011, drammatico (01 Distribution)
Maya Sansa, Jacques Gamblin, Catherine Sola, Ulla Baugué, Nicolas Giraud, Nino Jouglet, Djamel Said, Christophe Dimitri Réveille, Michael Batret, Jean Benoit Souilh.
Il viaggio a ritroso di un uomo che, nel desiderio di ritrovare il ricordo del padre morto nella prima guerra mondiale, torna in Algeria per incontrare chi l'aveva conosciuto. Quell’uomo era Albert Camus.
Il protagonista Jacques Cormery (Jacques Gamblin), diventato uno scrittore di successo in Francia, torna in Algeria dove è nato, per parlare all’università della sanguinosa guerra di liberazione. Un conflitto che giudica da intellettuale da una parte convinto assertore dell'indipendenza algerina ma, allo stesso tempo, distante e contrario alla violenza terroristica dei ribelli. Per Jacques, però, tornare a casa significa anche rincontrare la madre Catherine (Catherine Sola da anziana e Maya Sansa da giovane) e rivedere i posti che hanno segnato la sua vita. Un viaggio che è un ritorno al passato, all’infanzia povera ( Nino Jouglet il protagonista da bambino), vissuta con una nonna severa, una mamma operaia e analfabeta, uno zio amato, e aiutato da un maestro illuminato. Un viaggio per ritrovare quel padre, morto durante la Prima Guerra Mondiale per una patria troppo lontana, quando era ancora in fasce.
"Sono stato 'scelto' per il mio passato. E' probabile ci sia coincidenza tra le due vite, ad iniziare da un'infanzia povera. E dal fatto che anche io sono stato allevato da mia madre e da una nonna molto energica. Ma non bastano le coincidenze: diciamo che in un certo senso è stato incoraggiante fare un film autobiografico seguendo l'autobiografia di un altro, un altro come Albert Camus". Gianni Amelio, spiega così le affinità che legano la sua vita e il suo passato, con quello descritto dal grande filosofo, scrittore franco-algerino ne 'Il primo uomo'. Un romanzo che venne ritrovato incompiuto nell'auto in cui lo scrittore ha incontrato la morte in un tragico incidente nel 1960. Il testo venne pazientemente ricostruito dalla figlia Catherine e infine pubblicato nel 1994, a oltre trent'anni dalla morte. Amelio si appropria del testo, lo fa suo senza riportare sullo schermo la sua ricostruzione letteraria ma reinterpretandolo in un modo personale proprio per il suo dichiarato coinvolgimento emotivo. Lo stile scelto è freddo, lo sguardo distaccato, l’emotività raffreddata. Una scelta d’autore che rende forse più difficile la visione per il pubblico.
Prima dell’uscita nelle sale la pellicola di Amelio ha avuto una destino difficile: sei anni per realizzarlo, atteso invano al Festival di Cannes dell'anno scorso è stato scartato dal Festival di Venezia ma presentato a Toronto dove ha vinto il premio della Critica Fipresci. Infine una nota: le voci prestate al doppiaggio sono di Pierfrancesco Favino, Sergio Rubini, Ricky Tognazzi e Kim Rossi Stuart.