di Sandro Calicedi Woody Allen, Usa 2012, commedia (Medusa)
Woody Allen, Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penelope Cruz, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Ellen Page, Antonio Albanese, Fabio Armiliato, Alessandro Tiberi, Alessandra Mastronardi, Flavio Parenti, Riccardo Scamarcio, Ornella Muti.
Roma e l’Italia secondo Woody Allen? Ma no. Piuttosto, dopo Londra, Barcellona e Parigi, una tappa quasi obbligata del suo “viaggio” in Europa, e nemmeno delle più divertenti.
Quattro storie si dipanano in una Roma turistica. John (Baldwin) è un famoso architetto che torna in vacanza a Roma dopo averci vissuto da ragazzo. Nei vicoli di Trastevere incontra Jack (Eisenberg), uno studente che gli ricorda lui da giovane, poco prima che questi veda la sua vita sconvolta da Monica (Page), la migliore amica della sua ragazza. Da un’altra parte vediamo Jerry (Allen) e Phyllis (Davis) che arrivano a Roma per conoscere Michelangelo (Parenti), il nuovo fidanzato della figlia Hayley. La sorpresa sarà il padre di Michelangelo, Giancarlo, impresario di pompe funebri che sotto la doccia canta con una voce divina. Poi c’è Leopoldo Pisanello (Benigni), un noioso signor qualunque, che però una mattina, all’improvviso e senza nessun motivo, diventa la persona più famosa e ricercata d’Italia. Infine Antonio (Tiberi), che dalla provincia viene nella Capitale per presentare ai borghesissimi e ricchi parenti la sua deliziosa moglie Milly (Mastronardi): la coppia però prenderà strade diverse e sconvolgenti.
In “To Rome with love” vediamo le escort, il giornalismo superficiale, la fatua fama da reality show, e noi ci vediamo l’Italia. Ma vediamo male. Perché il fatto che siamo traumatizzati da anni di Repubblica delle banane non ci autorizza a supporre che siano traumatizzati anche gli altri, o che solo possa importargliene di “denunciarlo”. Allen qui parla di nostalgia, di amore, di illusioni, di rimpianti, di paure, e che il teatro sia Roma è (quasi) irrilevante. Ci mette almeno una trovata geniale e qualche battuta da annali, accompagnate da un cinismo di fondo (soprattutto sul denaro) e da qualche riflessione sulla morte che sembra molto autobiografica. La sensazione, infine, che doppiaggio e recitazione non siano sempre impeccabili fa di questa cartolina romana uno dei suoi film meno memorabili, anche per un appassionato.
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