di Mauro Caputi
Campionato aperto, anzi di più. Il Milan paga il mezzo passo falso di sabato a Catania (1-1) e la Juve torna a soffiargli pesantemente sul collo con il rotondo 3-0 sul Napoli nel posticipo della trentesima giornata: bianconeri adesso a -2 dai rossoneri, vantaggio esiguo che annuncia un finale di stagione a dir poco thrilling. L'uomo che riapre totalmente i giochi in chiave-scudetto è Lorenzo Bonucci, uomo giusto al posto giusto: al 53', infatti, il difensore bianconero firma il vantaggio bianconero deviando fortunosamente sotto porta una conclusione di Vucinic. Il Napoli, deludente e quasi mai pericoloso, barcolla e al 75' crolla al tappeto sul mortifero sinistro incrociato di Arturo Vidal: gol splendido che consegna tre punti di platino alla squadra di Conte, che insegue con la solita, irriducibile tenacia l'unico risultato possibile per tenere in piedi i sogni tricolori. Il 3-0 di Quagliarella all'83' è la classica ciliegina sulla torta, la rete che completa la festa e cancella dal campo un Napoli impalpabile e che chiude addirittura in dieci per il rosso a Zuniga (88'). A soli 8 turni dal traguardo, il libro del campionato annuncia pagine di intense emozioni, sia per il titolo che per il terzo posto-Champions.
Nelle partite del pomeriggio brutto colpo per le ambizioni dell’Udinese, sconfitta 1-0 a Siena. La squadra di Guidolin è lontanissima parente di quella che ha stupito l’Italia per cinque mesi. I toscani impongono il loro gioco per tutto il primo tempo, gli ospiti stanno a guardare o quasi. Destro scheggia il palo, Gazzi spaventa Handanovic. Nella ripresa l’Udinese reagisce e Di Natale pareggia il conto dei legni. Rocambolescamente, però, il Siena va in vantaggio: al 70’ Brienza sbaglia la conclusione e colpisce Gazzi, che riesce a servire il liberissimo Destro per il gol partita. Rabbiosa la reazione dei friulani, vicini al pari con Armero e Di Natale, senza fortuna. Brienza fallisce un facile contropiede, ma il Siena vince e si rialza dalle secche a 36 punti.
Nella partita dell’ora di pranzo, la Roma supera 5-2 il Novara (che non prendeva gol da tre partite). Gara inizialmente difficile per i giallorossi, che vanno sotto al 17’ con la torsione di Caracciolo, più abile di Kjaer e De Rossi. Al 25’ Marquinho (primo gol in campionato) lasciato solo a centro area, riequilibra la gara di testa. E al 34’ è Osvaldo a mettere la freccia del sorpasso, sempre di testa. Le squadra giocano un calcio aperto e divertente, con occasioni da entrambe le parti. Osvaldo coglie la traversa; Lisuzzo, solo davanti a Stekelenburg, ha il torto di mancarne una clamorosa. Jeda, a inizio ripresa, si libera bene di Kjaer in contropiede ma angola troppo la conclusione. Sul capovolgimento di fronte (56’) la Roma si mette al sicuro con un pregevole pallonetto di Simplicio al termine di un’azione da lui stesso innescata. Al 62’ Bojan, con uno scatto bruciante sulla sinistra arrotonda lo score in diagonale. Il Novara può solo festeggiare il ritorno al gol di Morimoto (78’) reduce da un lungo infortunio. In pieno recupero Lamela chiude lo score. Le speranze di salvezza dei piemontesi si assottigliano, aumentano invece quelle della Roma di riacciuffare il terzo posto.
L’esordio di Stramaccioni sulla panchina dell’Inter è vincente, pirotecnico e sfaccettato quanto può esserlo un 5-4. L’avvio a San Siro contro il Genoa sembra da tranquillo tran-tran primaverile: al 38’ i nerazzurri sono avanti 3-0 con la doppietta di Milito (colpo di testa imperioso al 13’ e fuga in contropiede, su gentile omaggio di Kaladze, al 27’) e il gol di Samuel (scivolata su cross di Lucio dopo una serie di svarioni della difesa rossoblù al 38’). La difesa genoana è imbarazzante, l’attacco dignitoso. Nell’Inter solo Forlan sembra inadeguato al ritmo voluto dal nuovo tecnico. A fine primo tempo qualcosa s’incrina. L’ennesimo corner per gli ospiti genera una mischia che viene risolta da una rovesciata di Sculli deviata fortuitamente da Moretti (2’ di recupero). La squadra di Marino si ripresenta in campo più fiduciosa e fa riaffiorare antichi timori nei nerazzurri al 59’: Valeri vede un tocco di braccio di Zanetti (c’era, ma la distanza era ridottissima) e manda sul dischetto Palacio che non sbaglia. Zarate (74’) allontana la paura con un destro a giro di rara bellezza che non dà scampo a Frey. Ma i fantasmi ritornano all’80’: Palacio s’incunea in area e viene steso da Julio Cesar (rosso al portiere). Sul dischetto, stavolta, si presenta Gilardino e l’esito non cambia. Con un solo gol da recuperare e l’uomo in più per gli ospiti è d’obbligo provarci. Ma gli sforzi si infrangono sulla topica dell’arbitro Valeri che ravvisa un fallo sull’intervento di Belluschi (rosso diretto) in scivolata su Guarin. Il rossoblù, in realtà, prende il pallone. All’85’ Milito concretizza dal dischetto la sua personale tripletta. C’è tempo per un altro rigore, proprio al 90’ (Lucio fuori tempo su Sculli) che Gilardino trasforma, poi San Siro può tirare un sospiro di sollievo.
A Bologna il Palermo sfata il tabù esterno cogliendo il primo successo fuori dalle mura amiche. Il 3-1 per i rosanero matura nella ripresa e l’incipit non è di quelli positivi. I felsinei, attivi nel primo tempo ma affatto incisivi, trovano il gol con un bel diagonale di Sorensen al 50’. Da qui in avanti la squadra di Pioli arretra il baricentro e cerca il contropiede. I rosanero salgono di ritmo e trovano il pari al 68’, con una deviazione quasi impercettibile di Budan su punizione di Donati. Il sorpasso lo realizza Hernandez al 76’, dopo che Gillet aveva salvato su Budan. L’espulsione di Mantovani (doppia ammonizione) all’81’ potrebbe rilanciare le quotazioni dei padroni di casa, ma all’86’ la poderosa sgroppata di Hernandez costringe Morleo all’autogol per anticipare Ilicic. A 39 punti, per il Palermo la salvezza è cosa fatta. Bologna da rivedere.
Come da rivedere è pure l’Atalanta, che interrompe a Cagliari un periodo positivo. I sardi s’impongono 2-0 al Sant’Elia con un gol per tempo. All’11’ la punizione di Conti sorprende Consigli. Tiribocchi va vicino al pari, ma l’Atalanta non è brillante. Nella ripresa la partita si chiude nei pressi del 55’. Avramov, subentrato ad Agazzi, vola a deviare un gran tiro da fuori di Carmona. Sul capovolgimento di fronte Pinilla (sesto gol in otto partite) conclude in rete un’azione che passa da Cossu ed Ekdal. L’Atalanta continua a giocare con generosità, ma non riesce a proseguire quella serie positiva che durava dal 5 febbraio.
In grossi guai la Fiorentina, che perde 2-1 in casa col Chievo e tira un sospiro di sollievo solo perché il Lecce non riesce a vincere contro il Cesena. Al ‘Franchi’, Pellissier rompe l’equilibrio al 24’. A servirlo è Natali, con uno sciagurato retropassaggio che diventa un assist per la punta clivense. Che ha pure il demerito di mancare il raddoppio nel momento in cui la Viola è in confusione. La ripresa vede la reazione della Fiorentina, che aveva il dovere di provarci davanti al proprio pubblico (visto l’ultima volta nello 0-5 con la Juve) si fa sotto e raggiunge il pari con una punizione di Ljajic al 71’. La possibilità di ottenere la vittoria genera il patatrac. A 2’ dal termine Rigoni si infila fra le maglie (larghe) della difesa di casa e fa centro.
Il risultato di Firenze è un’occasione persa per il Lecce, bloccato 0-0 al ‘Via del Mare’ dal Cesena, già condannato alla retrocessione. Un palo di Delvecchio nel primo tempo e una buona chance sciupata da Cuadrado nella ripresa da parte dei salentini, un’iniziativa di Mutu per i romagnoli. Nel complesso una partita nervosa, in cui i giallorossi dovevano fare di più e non ne sono stati capaci. La corsa alla salvezza per la squadra di Cosmi non è perduta, i due punti in più che si dovevano fare in questa circostanza sì.