Donne, lavoro, precarietà


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Il boccone indigesto della cultura

Il lavoro non tutelato di chi tutela r

di Rita Piccolini

Chi tutela il tutelante? Chi pensa a tutelare chi tutela la cultura? Non è una filastrocca o un bislacco gioco di parole, ma la domanda che si pongono e pongono a tutti noi le lavoratrici che si occupano dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese. Persone con qualificazione professionale alta, a volte altissima, che hanno il compito di prendersi cura di ciò che di più prezioso abbiamo in Italia: la nostra Storia, l’Arte, la Cultura e tutti i beni che il mondo ci invidia e che fanno del nostro uno dei paesi più visitati e amati dalla comunità internazionale.

Nonostante la missione da compiere sia altissima e prestigiosa, e richieda studio continuo, dedizione, approfondimenti, cura minuziosa, aggiornamento costante, le lavoratrici che operano a tutela del patrimonio artistico sono mal retribuite e spesso, troppo spesso, hanno rapporti di lavoro precari e forme contrattuali “stravaganti”. Allora la domanda nasce spontanea. Affidereste ciò che di più caro avete al mondo a persone di cui non siete disponibili a riconoscere la professionalità e a cui non siete disposti a fornire gli strumenti necessari affinché svolgano al meglio il compito loro assegnato?

Per cercare di dare una risposta al quesito i professionisti della Cultura si sono dati appuntamento nella prestigiosa Sala della Crociera della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, presso il ministero del Beni culturali e ambientali, con i rappresentanti sindacali, (Fillea CGIL), esponenti di Legambiente e il coordinamento Donne in bilico per la Cultura. Con questo incontro hanno chiuso un ciclo di seminari inserito nel progetto “L’unità delle donne:150 anni di lavoro femminile in Italia” organizzato dalle Associazioni “Amici delle biblioteche e “Vento di Tramontana” e premiato con medaglia dal presidente della Repubblica.

Ma perché si parla soprattutto di donne? Perché il lavoro di tutela e conservazione del nostro immenso patrimonio artistico è quasi completamente in mani femminili. E questo è un dato di cui andare fiere: le donne hanno infatti la preparazione, la professionalità, la caparbietà, la pazienza, la manualità, il coraggio e la determinazione di prendersi cura di ciò che di più prezioso abbiamo nel nostro paese. Ma ancora una volta dall’ incontro emerge un dato incontrovertibile: come in tutti i settori in cui a lavorare sono soprattutto donne i numeri sono disastrosi più che altrove. L’80% dei professionisti della cultura è donna, di questo 80% un ulteriore 80% ha un rapporto di lavoro precario.

Bibliotecarie, archiviste, restauratrici, guide turistiche, archeologhe, tutte con curriculum prestigiosi. Hanno studiato per anni materie complicate, lingue antiche, tecniche di restauro raffinatissime. Hanno fatto master e preso specializzazioni. L’età media e di circa 35 anni. Nel seminario hanno portato testimonianze, raccontato le loro esperienze, a volte le loro speranze, quasi sempre le loro amarezze. Denominatore comune a tutti gli interventi la preoccupazione e il disagio di non poter essere messe in grado di assolvere al meglio al loro compito, per mancanza di fondi, di mezzi, per il mancato riconoscimento del ruolo, a volte persino perché prive di un luogo fisico preciso in cui realizzare il proprio progetto. E’ questo il boccone amaro da mandare giù. Ecco come si spiega il titolo del seminario:“Il boccone indigesto della cultura”.

Un finale amaro per una serie di seminari sul lavoro femminile a conclusione delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell’unità d’Italia, ma al contempo ricco di determinazione e di voglia di andare avanti. C’è la consapevolezza tra le partecipanti che il lavoro delle donne, sempre in equilibrio fra il fuori e dentro le mura domestiche, “è stato il cemento che ha permesso al paese di crescere nei momenti di benessere e di risollevarsi nei momenti di crisi”. E quello che stiamo vivendo e senza dubbio un momento grave di crisi economica e sociale e quindi, l’auspicio che il riconoscimento al lavoro delle donne che si occupano del patrimonio artistico si concretizzi in atti per la valorizzazione di chi lavora con l’Arte e per l’Arte, è d’obbligo.

“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e il lavoro delle donne ha contribuito a crearla” si legge nel testo di presentazione del convegno sulle condizioni del lavoro al femminile, seguito dai numerosi seminari. E quanto mai opportuna appare la citazione di Cristina di Belgioioso, un’eroina del Risorgimento, utilizzato come introduzione all’iniziativa :”Vogliano le donne felici dei tempi a venire rivolgere il pensiero alle umiliazioni delle donne che le precedettero e ricordare con gratitudine i nomi di quelle che aprirono loro la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità”.