Frammentazione ambientale e pianificazione


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Uomo e animale, rivalità o convivenza?

Intervista all’ecologo Corrado Battisti

di Laura Mandolesi Ferrini

L’episodio dei cinghiali che passeggiano nelle strade di Genova non è uno scherzo della natura, una curiosità o un evento casuale. Ogni specie reagisce con determinate strategie ai problemi più impellenti. E per i cinghiali il problema più urgente siamo noi. Anche la periferia di grandi città come Roma conosce il “problema cinghiale” che sconfinando, minaccia automobilisti, animali domestici, orti e giardini. Ma se questi ed altri animali selvatici si spingono fino alle soglie dell’abitato umano ed oltre, è anche perché il loro habitat ha subìto e continua a subire profondi stravolgimenti. La salute del territorio è ancora una volta al centro del dibattito e questa volta all’Università di Roma La Sapienza dove, venerdì 30, vengono presentate alcune “Linee guida dell’Ambiente e del Paesaggio nei settori infrastrutturali”. Si parla di verde pensile, di pratiche per la prevenzione di impatti ambientali e di tecniche di ingegneria naturalistica: strategie diverse per far fronte alla perdita di diversità biologica del nostro ecosistema. Fra i temi affrontati, c’è anche quello degli animali: “Analisi faunistiche applicate alla progettazione ambientale”. Un tema poco noto ai non addetti ai lavori, ma su cui esiste già una notevole letteratura scientifica. I ricercatori che da anni se ne occupano studiano le specie animali - più o meno sensibili alla riduzione del loro territorio - come “indicatori” utili a fornire strategie per mitigare gli effetti dell’urbanizzazione. E quando un ambiente naturale è occupato dall’uomo e quindi suddiviso in frammenti sempre più isolati fra loro e sempre più piccoli, si parla di “frammentazione ambientale”. Questa riduce le possibilità di spostamento degli animali, influenza la catena alimentare e le capacità riproduttive, mettendo a rischio la sopravvivenza di intere specie e portando anche all’estinzione. Per capire meglio in cosa consiste questa ricerca ci siamo rivolti a Corrado Battisti, naturalista e docente di Ecologia applicata, che ha studiato a lungo queste dinamiche.

Professore, ci può spiegare come le indagini faunistiche possono aiutarci a capire il processo di trasformazione del paesaggio e a intervenire per la sua salvaguardia?
“Le specie animali e vegetali riflettono, con tempi differenti, le trasformazioni che avvengono alla scala del paesaggio e, tra queste, la frammentazione. In particolare, in ambienti frammentati, i singoli individui delle specie più sensibili possono avere difficoltà nel disperdersi tra ambienti idonei e nel reperire risorse (cibo, risorse trofiche, ecc.), nonché essere maggiormente esposti a predazione. Quando le superfici degli habitat idonei si riducono, gli individui superstiti di queste specie possono competere tra loro inducendo in essi stress fisiologici e diminuzione della fitness (stato fisiologico). Per rispondere alla domanda, sono proprio le specie più sensibili al processo (che vengono appunto definite, in linguaggio scientifico, fragmentation-sensitive species) che possono essere selezionate come indicatori sia per la valutazione del livello di pressione da frammentazione su un paesaggio, sia per valutarne l’impatto sulle singole componenti. La loro densità, frequenza, biomassa (parametri di stato di queste popolazioni) può variare prima, durante e dopo gli eventi di frammentazione e può indicarci il livello di impatto subìto da queste stesse popolazioni di specie sensibili. Al tempo stesso è estremamente utile individuare, sempre tra le specie più sensibili a questo processo, quelle che, fungendo da indicatori, possano indirizzarci verso le più opportune strategie di risposta in termini di gestione del territorio, pianificazione del paesaggio e conservazione della biodiversità (es., attraverso lo strumento delle reti ecologiche)”.

In un suo saggio Lei sostiene che ci sono alcune specie animali che vengono più considerate di altre in quanto più “carismatiche”, capaci cioè di coinvolgere maggiormente l’opinione pubblica, mentre bisognerebbe dare attenzione all’insieme di relazioni fra le comunità animali. Ci può fare un esempio? “Le comunità biologiche sono sistemi estremamente complessi (gruppi di specie che relazionano tra di loro in specifici ambiti territoriali). In esse, le specie che sono più evidenti (perché attraenti nel loro comportamento, aspetto esterno, ecologia), che calamitano l’attenzione dell’opinione pubblica e che, per questo, vengono dette ‘carismatiche’, possono non essere quelle più importanti nel caratterizzare o nel fornire informazioni sullo stato di queste comunità. Ad esempio, molti gruppi di specie ‘neglette’ (es., molti insetti, crostacei, microfite acquatiche, organismi planctonici) sono determinanti in molti aspetti funzionali primari di comunità complesse (si pensi alle catene alimentari e a molti servizi ecosistemici da loro forniti). Molte specie appartenenti a tali gruppi sono anche dominanti in numero di individui e in biomassa (quindi determinanti nei sistemi ecologici), benché non appariscenti, se non facendo uso di strumentazioni idonee. Trascurare questa componente può portare al fallimento di molti progetti di conservazione. Inoltre spesso si enfatizza la ‘specie’ come unità fondamentale della conservazione. E’ importante ricordare che nella gerarchia organizzativa dei sistemi ecologici le comunità possono svolgere un ruolo funzionale molto più marcato che singole componenti come, appunto, le specie”.

In Europa sono in atto strategie di pianificazione territoriale messe a punto da esperti di vari settori. In Italia esiste un dibattito fra diversi operatori, anche se spesso lo scambio di idee rimane tale, non acquisendo quel peso decisionale che invece meriterebbe. Lei sostiene che il confronto interdisciplinare è “l’occasione per trasferire i concetti di grande utilità dal settore ecologico a quello della pianificazione”. Qual è a suo avviso il messaggio più urgente che la sua disciplina può apportare nella progettazione del paesaggio?
“La frammentazione è un processo che si esplicita in paesaggi reali. In essi sono presenti componenti biologiche e relazioni ecologiche analizzabili da ecologi ma anche fattori e processi di perturbazione e di opportunità avviati dall’uomo (storia, cultura, socialità) che sono analizzabili da esperti afferenti a molte discipline (umanistiche, sociali, urbanistiche), ciascuna con i propri linguaggi. Il confronto disciplinare può essere una grande opportunità di scambio tra culture che hanno approcci differenti nello studiare le componenti antropiche e biologiche del territorio. Tale confronto è anche l’unica possibilità di risoluzione di problemi complessi che non possono prevedere strategie ritagliate su singole aspetti o componenti del sistema territoriale. E’ anche vero che le diverse terminologie e approcci possono rendere problematico questo confronto”.

Corrado Battisti - Si è formato nel settore dell’ecologia di comunità presso il C.N.R.. Attualmente è Funzionario Naturalista presso il Servizio “Ambiente” - Provincia di Roma. E’ docente a contratto in Ecologia applicata e Gestione degli Ecosistemi presso l’Università di Roma Tre. Si occupa di strategie di gestione, conservazione e pianificazione ambientale, con particolare riferimento allo studio degli effetti della frammentazione sulla diversità biologica. E’ autore di alcuni volumi e di oltre 100 pubblicazioni tecnico-scientifiche, anche su riviste internazionali.


Foto tratte da: Battisti C., Romano B., 2007, “Frammentazione e connettività” Città Studi edizioni, Torino