di Roberta Balzotti
“Ho voluto portare un graffio in più a Sanremo, e sembra stia funzionando”. Marco Sabiu, 48 anni, da tre anni è il direttore dell'orchestra del Festival sul quale ha fatto soffiare una ventata di rock. E' infatti sua l'idea di introdurre gli artisti in gara con stacchi musicali che vanno dai Muse ai Led Zeppelin, tanto per fare alcuni esempi. “Sarebbe stato banale far entrare i cantanti sulle note dei loro successi; così invece ho dato un taglio internazionale. E il pubblico da casa sembra apprezzare, gioca a 'ma che brano è?'. Sono trenta secondi e la gente si diverte a indovinare di che canzone si tratta”.
Maestro, ma lei quant'è rock?
Sono rockissimo. Ho fatto studi di musica classica, ma ho sempre frequentato, ascoltato il rock negli anni del conservatorio. In fondo, anche Beethoven e Wagner erano rock, soprattutto Wagner era rock.
A proposito, questo suo capello 'sconvolto' alla Beethoven?
Man mano che vado avanti la mia chioma è sempre più ingarbugliata. Dopo ogni Sanremo faccio scorta di balsami e creme.
Il suo primo esperimento rock sul podio?
Con Ligabue all'Arena di Verona. Ho portato il rock dentro l'orchestra. Fu proprio in quell'occasione che Mazzi mi chiese: 'Perché non vieni a Sanremo?'”.
Accettò subito?
Non proprio. Inizialmente avevo qualche dubbio. Al Festival, da quello che vedevo in tv, erano tutti ingessati, rigidi. Chiesi consiglio a Ligabue e lui mi disse: 'Vai, e spacca tutto!'. Gli detti retta alla lettera. Il primo anno, al Sanremo con Antonella Clerici, ne combinai di tutti i colori e nacque così questo mio personaggio un po' folle.