Previsioni affidabili, ma arduo comunicarle

Esperta, quelle a 2-3 giorni attendibili all'80% previsioni_meteo_296

Le previsioni meteorologiche sono sempre più attendibili, tanto che quelle a due-tre giorni sono affidabili all'80%, ma comunicarle in modo chiaro è tutt'altro che facile. Al di là delle difficoltà legate all'uso di termini tecnici e concetti complessi, non è affatto semplice spiegare che ogni previsione è il risultato di un modello e che si riferisce a delle probabilità.

''Grazie agli strumenti che i meteorologi hanno a disposizione oggi, le previsioni fatte a due o tre giorni di anticipo sono attendibilissime, oltre l'80%'', osserva la climatologa Marina Baldi, dell'Istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibimet-Cnr). ''I metodi di analisi - aggiunge - sono gli stessi in Italia come nel resto d'Europa, in Nord America e in Giappone''.

Si attesta intorno all'80% anche l'attendibilità delle previsioni a livello regionale e locale, ossia delle singole città. E che la macchina delle previsioni meteo funzioni bene lo dimostra quanto è accaduto in Italia negli ultimi giorni: ''le previsioni sono state ottime su tutta l'Italia, cosi' come quelle su Roma, sia per i tempi sia per la tipologia dei fenomeni''.

Se solo rispetto a 10 anni fa l'attendibilità delle previsioni ha segnato un progresso del 15-20%, il passo e' stato piu' contenuto per le previsioni a medio-lungo termine (da 5 a 15 giorni), la cui attendibilita' è del 50-55%.

''In questi casi - osserva Baldi - la situazione è più complessa e va monitorata giorno per giorno, con tavoli tecnici''. Dovra' essere affrontata così, per esempio, la previsione di un nuovo arrivo di aria fredda e nuove nevicate sull'Italia per il prossimo fine settimana. I modelli sono i veri protagonisti delle previsioni meteorologiche, ma come tutti i modelli si limitano ad esprimere delle probabilità. Il difficile è riuscire a tradurre questi concetti probabilistici in scelte operative nel momento in cui i dati passano dalle mani degli esperti a quelle dei decisori politici.

''Le difficoltà del linguaggio possono portare a incomprensioni'', prosegue Baldi, e la comunicazione del rischio è un'operazione cosi' complessa che, secondo l'esperta, ''sarebbe opportuno pensare a figure che riescano a fare parlare il mondo della ricerca con quello di chi deve prendere decisioni operative''.