di Francesco Chyurlia
(f.chyurlia@rai.it)
“In Italia le divisioni politiche appaiono sempre più forti che altrove, lo dimostra la qualità degli scontri verbali ai quali si assiste in Parlamento. C’è sempre un nemico da abbattere: una costante della nostra storia contemporanea, che risale all’eredità del fascismo, poiché ogni regime totalitario ha bisogno dell’antagonista da distruggere”. Per la storica Elena Aga Rossi (che molto del suo impegno ha dedicato allo studio della sinistra e in particolare del Comunismo in Italia e nel mondo) la realtà politica italiana affonda le sue radici proprio in quell’humus, avvelenato dalla contrapposizione tra fascisti e anti-fascisti. Una forza distruttiva che permea, ancora, quella che viene definita anomalia italiana.
E proprio dall’analisi dell’anomalia italiana prende il via il libro di Fabrizio Cicchitto, “La linea rossa”, edito da Mondadori. Anzi per essere precisi, l’autore ritiene che tutta la storia contemporanea italiana sia “caratterizzata da una serie di anomalie che ne hanno influenzato il corso”. Tra queste, Cicchitto, ne individua alcune come “la politicizzazione di una parte della Magistratura, che ha causato una crisi dello Stato di diritto e alimentato una conflittualità permanente tra gli organi costituzionali; la forte permanenza della criminalità organizzata; il delicato ruolo geopolitico dell’Italia nel Mediterraneo; la collusione fra il capitalismo privato e lo Stato che ha prodotto il sistema di Tangentopoli; la catena di attentati dal 1969 al 1974 e l’esplosione del Terrorismo di destra e di sinistra, con il conseguente attacco al cuore dello stato avvenuto con l’assassinio di Moro”.
Ma, per il presidente dei deputati del Popolo delle Libertà, Cicchitto, la più grande anomalia della storia italiana del dopoguerra e del nostro sistema politico “rimane l’esistenza, fino alla caduta del muro di Berlino, del più grande partito comunista d’Occidente, che ha condizionato in modo determinante anche le formazioni politiche nate da quell’esperienza e che a quella tradizione si sono costantemente richiamate (PDS, DS e parte del PD). Questa è la linea rossa che ha attraversato la vicenda politica, sociale e culturale dell’Italia”.
L’autore rivisita luoghi e protagonisti della recente storia italiana ricostruendo con dovizia di particolari quell’articolata e spesso rissosa realtà che è stata ed è la sinistra italiana. Cita Gramsci, Togliatti e Berlinguer, quest’ultimo giudicato sul piano personale positivamente, anche se, Cicchitto vede nella questione morale, da lui sollevata, l’origine del giustizialismo della magistratura. “Furono i ‘ragazzi di Berlinguer’, Occhetto, D’Alema, Veltroni, Violante, Folena, Salvi, a raccogliere sul piano di una spregiudicata azione politica l’originaria istanza del leader comunista, puntando a utilizzare Mani pulite e quindi l’annientamento di Craxi come strumento di conquista del potere”.
Una tesi, quella che si dipana nelle 406 pagine del libro “la linea rossa”, già espressa in un altro saggio storico dell’esponente del PdL: “L’uso politico della giustizia”, in cui l’autore fa rivivere gli episodi salienti della nostra storia repubblicana, dal 1943 al 1945 ai giorni nostri, passando per il dopoguerra, il boom industriale, gli anni di piombo, la lotta alla mafia, a Tangentopoli.
In quel libro l’autore racconta una vicenda lunga sessanta anni, in cui si passa dagli stabilimenti della Fiat, alle aule dei Tribunali, dalla Banca d'Italia agli uffici dei partiti della prima e della seconda repubblica, con personaggi del calibro di Agnelli, Andreotti, Falcone, Cuccia. Insomma si evidenzia nell’ultimo, come nei precedenti libri di Cicchitto un tentativo di ricostruire quel mosaico, dalle mille tessere, che è la realtà italiana. Una realtà “anomala” che per l’autore può trovare uno sbocco positivo. Come? “Sul piano politico il gruppo dirigente del PdL, Berlusconi e Alfano in testa, dovrebbero lavorare per andare oltre lo stesso PdL e per dar vita ad un grande partito moderato e riformista che costituisca uno dei poli di un nuovo tipo di bipolarismo normale e civile”.
E “dall’altra parte il Partito democratico si trova davanti alla possibilità di superare quella sorta di ircocervo quale è stato fino ad oggi e deve scegliere se prendere come modello la socialdemocrazia o il Partito democratico americano”. Qualora da un lato il PdL, dall’altro il Pd “riescano ad approdare a due sbocchi positivi si potrebbe dire che l’anomalia italiana è in via di superamento”.