Da 82 a 74 miliardi in dieci anni


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Le bellezze italiane perdono valore

Ricerca del Censis sul patrimonio culturale colosseo_generica_296

In Italia il valore aggiunto della bellezza equivale a 74 miliardi di euro e dà lavoro a un milione e 370 mila addetti. Ma è in calo e perde terreno. Nel 2000, infatti, il peso delle bellezze culturali, e non solo, italiane corrispondeva a 82 miliardi e gli occupati erano un milione e 450mila.

In altri termini, in un decennio dal 2000 al 2010, il contributo della bellezza italiana, intesa nella sua vasta gamma d'offerte (dai musei alla moda), è diminuito di circa 8 miliardi di euro e le persone impiegate sono calate di circa 80mila unità. Nel 2000, il valore aggiunto prodotto dalla bellezza era pari al 6,1% del Pil mentre, nel 2010, si attesta al 5,4% complessivo.

Sono questi i dati principali messi in evidenza dalla ricerca che il Censis ha realizzato per conto della Fondazione Marilena Ferrari che punta sulla bellezza come strumento di crescita socio-culturale.

L'Italia, il primo Paese al mondo come patrimonio culturale presenta una situazione paradossale:mentre cala il valore della bellezza, la Penisola si conferma capace di attirare i turisti. La sua industria culturale, rileva il Censis, "resta solida in grado di mantenere le sue quote di mercato''. I dati parlano chiaro: nel 2011, spiega il Censis, la spesa dei turisti e' aumentata del 5,3%. Nella classifica dei Paesi con la maggiore attrattiva turistica, nell'ultimo anno siamo passati dalla dodicesima posizione alla decima. Agli elementi positivi si aggiunge il fatto che, come esportatori di beni creativi, siamo al quarto posto nel mondo con 23 miliardi di dollari.

"Quello che manca - ha rilevato Giulio De Rita - è la ricaduta sul mondo manufatturiero. In più i tedeschi ci rubano quota di mercato. Negli articoli di abbigliamento, tanto per fare un esempio, l'Italia ha perso una quota di mercato pari all'1,5% mentre la Germania ha guadagnato 1,4. La bellezza perde il suo potere competitivo".

Per quanto riguarda la produzione dei gioielli, la quota di mercato del Made in Italy, è scesa del 4,5% mentre gli Stati Uniti hanno guadagnato il 4%. Stessa riflessione per uno dei settori più significativi delle nostre produzioni, quello del vetro e della ceramica. L'Italia perde quote di mercato pari al 3,8% a fronte della Germania che, al contrario, guadagna un 4%. Il vero problema, per Giovanni Puglisi, è rimettere in moto la macchina statale "il che si significa infrastrutture e formazione. I laureati di oggi non hanno la competenza che riguarda la valorizzazione di un patrimonio archeologico o di un grande sito culturale. Non c'e' la dimensione dell'arte come valore economico".

Per il presidente della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, non bisogna temere i francesi o gli inglesi e gli americani "ma i cinesi. Oggi i veri operatori creativi di un mercato in sviluppo anche nell'ambito dei patrimoni artistici sono i cinesi". Concludendo il suo intervento Pugliesi non ha esitato a 'bocciare' tutti i governi degli ultimi anni. " La politica deve smetterla di parlare dell'Inps, della sanità, della previdenza. Se fossi parlamentare sarei disponibile a dare la fiducia ad un qualunque governo che tra le prime 5 priorità mettesse la cultura e i beni culturali. Boccio tutti i governi degli ultimi 50 del nostro Paese", ha sottolineato Puglisi.